
9 dicembre – Amici
Un giorno Gesù stava insegnando… E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». … Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». (Lc 5,17 -26)
Dovremmo fare a botte. Spingerci l’un l’altro, scansarci, farci largo, pur di portare davanti a te le nostre debolezze, i nostri peccati. Dovremmo cercare amici a cui far vedere le nostre infermità e che ci carichino sulle loro spalle per portarci a te. Non dovremmo fermarci dinnanzi a nulla. Non dovrebbe fermarci chi ci scoraggia e nemmeno una parete o un tetto dovrebbe fermarci, se si tratta di salvare un amico. Invece. Invece stiamo lì, e ci guardiamo gli uni gli altri, seduti, con la lingua pronta. Davanti al perdono dei peccati di un altro diciamo: “Bestemmia!”. Noi non vogliamo essere perdonati (“non ho niente da farmi perdonare, rifarei tutto”) però ci scoccia che altri vengano perdonati.
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