Blog – Gesù Cristo non è un kamikaze: per questo Parigi non è “guerra santa”
Le terribili notizie che giungono da Parigi sono ancora più tremende perché contengono in sé stesse – per la civiltà occidentale – qualcosa di alieno, di veramente mostruoso ed è l’assoluta insensatezza dell’essere kamikaze. Gesù Cristo non è mai stato un kamikaze.
Lungo i secoli molti cristiani sono stati affascinati dall’impresa eroica, dall’essere martire. Ma, sul modello del suo fondatore, anche qualora il cristiano si comportasse così sa di scegliere la vita, non la morte. Gesù infatti – colui che dovrebbe essere il modello del cristiano – il venerdì santo non si uccide, ma accetta che la vita gli venga la tolta. Egli ama i propri nemici e dà la vita per essi: non li uccide, ma perdona chi gli ha arrecato offesa (cfr Lc 23,34).
Gesù abbraccia il dolore per dare la vita, non per dare la morte. In sintesi, il kamikaze si toglie la vita per togliere la vita: Gesù invece dona la vita anche se vuol dire perderla e ciò compie in favore dei nemici. Il valore centrale del cristianesimo è l’amore, non la coerenza che porta a morire.
La morte in sé stessa, per un cristiano, è propriamente insensata, non va mai scelta. Era aliena – ecco perché usavo questo aggettivo all’inizio di questo articolo – al progetto di Dio ed entra nel mondo solo a causa del peccato originale (Rm 5,17).
Organizziamo veglie di preghiera, sì, ma non come si fa per uno tsunami. Facciamolo per contemplare la bellezza dell’amore e per inorridire di fronte alla morte.