Blog – Guardarsi a Natale
Credo che la pubblicità sia una forma d’arte. Noi spesso la snobbiamo perché la colleghiamo ai soldi e al consumismo ma anche Caravaggio e Michelangelo si facevano pagare.
La John Lewis è una catena di grandi magazzini inglesi e ogni anno per Natale realizza uno spot buonista, pieno di emozioni e buoni sentimenti. Quest’anno racconta di una bambina che, grazie a un telescopio, scopre un vecchio che vive da solo sulla Luna.
Lei, ogni sera, si ferma, lo cerca e lo guarda. Sembra che anche lui intuisca qualcosa e così, ogni giorno, la bimba cerca in tutti modi di farsi vedere. Alla fine ce la farà, perché Babbo Natale porta al vecchio un cannocchiale con il quale può a propria volta vedere la bambina.
Se dietro questo buonismo e questi buoni sentimenti non ci fosse qualcosa di più, non sarei qui a raccontarlo. Il fatto è che pochi giorni fa, un papà mi raccontava come il figlio gli dicesse di aver paura di una statua ma il mio amico non capiva dove fosse quella statua. Il figlio diceva che era un uomo rannicchiato e tutto nero, e insisteva di vederla dalla macchina, la mattina, quando andavano a scuola.
Il mio amico guardava e non vedeva ma aveva ragione lui, il bambino. La statua c’era. La statua era lì, dove passavano ogni giorno, tra il traffico pedonale e le file di auto e lui l’aveva vista, il papà no. Non perché guidasse ma perché era piccola e di lato: per vederla bisognava guardarla.
Il racconto e lo stupore di questo mio amico erano reali.
La storia degli occhi del papà che alla fine riescono a vedere quello che gli occhi del figlio vedono già, non è così diversa da quella raccontata dalla multinazionale inglese. Alla fine della storia lui e il figlio, come la bambina e il signore anziano, non sono più distratti da nulla. Solo loro due e il loro sguardo speciale. E alla fine si vedono.
Per Natale, non mi sembra una storia troppo piccola.