Articoli / Blog | 03 Ottobre 2015

L’Huffington Post – Da Charamsa una sassata. Ma la verità non si usa, al massimo si serve

Il clamoroso coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e secondo segretario della Commissione teologica internazionale, è una sassata in fronte. “Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, con un compagno, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana”. E, per dirlo, sceglie l’imminenza di un Sinodo delicatissimo.

Okay, Monsignore, ora lo sappiamo. Lo sappiamo noi, loro, lo sanno tutti. Pure la Santa Sede che, per voce di Padre Federico Lombardi, risponde con uno schiaffo: “Da Mons. Charamsa un gesto non responsabile, dovrà lasciare gli incarichi”.
La chiesa ha ascoltato, e gli toglie gli incarichi. Poteva non farlo? Lo sa tutto il condominio direbbe una signora che conosco.

Quando volano le urla, si alzano i toni, purtroppo si alzano le mani e volano gli schiaffi. Non va bene, anzi va malissimo, ma succede quando si grida. A casa della signora che conosco partono le paghette e i permessi di uscita, qui partono gli incarichi. È sempre sbagliato urlare? No, anzi, a volte è doveroso: se si sta subendo violenza, per esempio, ben vengano le grida. “Maledetto il giorno in cui non ho urlato”, dicono le vittime di pedofilia. È questo il caso di Charamsa? Non lo so, lo sa lui.

Io, da parte mia, ricordo le mie urla e le mie verità sbattute in faccia nei momenti più delicati. Quando tiriamo la verità in fronte a qualcuno noi pensiamo che la stiamo usando bene ma è un errore: l’ho provato sulla mia pelle di ragazzo e anche di uomo. Perché la verità è sempre anche delicatezza, prudenza, opportunità, generosità, rispetto, gentilezza. Se manca una di queste caratteristiche manca la verità e quando arriva all’altro, l’altro sanguina e volano parole e schiaffi.

Ma il Papa ha chiesto sincerità, potrebbe dire qualcuno. Ma dire la verità ed essere sinceri è la stessa cosa? Non lo so, non sempre, non se vuoi “usare la verità”. Neanche per avere ragione. Non c’è un modo giusto per usare bene la verità perché la verità non si usa mai. Neanche se hai ragione, neanche per avere ragione. La verità non si usa: al massimo si serve.

Ecco. Quando le acque si calmano, la mia amica prende il figlio o la figlia e chiede di ricominciare a parlare. Ma stavolta sul serio però: parlare e non urlare. Chiede di ascoltare ma sul serio: seduti, in una camera da parte o in una passeggiata a due. Verità e via insieme. Non solo metafore ma proprio te che parli, con la verità che sei, e io Chiesa madre che cammino con te.

Qui il link all’Huffington Post

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Qui il link a Papaboys

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35 risposte a “L’Huffington Post – Da Charamsa una sassata. Ma la verità non si usa, al massimo si serve”

  1. Giuseppe Sevasta ha detto:

    Quella dello schiaffo è una lettura tendenziose.
    Gesù non ha dato nessuno schiaffo al proclamare la verità sull’uomo e sul matrimonio.
    E così fa padre Lombardi su questo tema.
    Lui fa come Gesù.
    Per don Mauro, invece è uno schiaffo!
    Lui non fa o è Gesù.
    Lui deve compiacere quelli dell’Huff

  2. Giampaolo ha detto:

    Quello di P. Lombardi è stato uno schiaffo. Forse per esasperazione. Forse per stizza. Per rabbia. A volte scappa uno scapaccione … e io non ci vedo niente di tragico. Poi magari ci si pente. A volte serve. Speriamo

  3. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Sono scarsamente interessato alle eventuali ripercussioni sulla Chiesa del coming out di Charamsa, il quale, qualsiasi siano le motivazioni, ha comunque esercitato il suo diritto di esprimersi per quello che è pagandone in prima persona le conseguenze. Conseguenze peraltro ampiamente prevedibili e che quindi almeno in parte spiegano la modalità di questo coming out: il rumore mediatico è un po’ come una “legittima difesa” dalle ritorsioni e apre qualche opportunità per il probabile neo-disoccupato. Al più mi auguro che possa servire a inaugurare quella stagione di riflessione tutta interna alla Chiesa sulla distanza tra retaggio storico e bagaglio spirituale di cui, Don Mauro, come sai ho più volte parlato nel tuo blog. E il fatto che arrivi alla vigilia del Sinodo può essere positivo, quale occasione migliore per iniziare a riflettere?

    Quello che mi interessa invece è l’opportunità che dà alla società civile. Possiamo ammettere senza discutere che la Chiesa abbia tutto il diritto di allontanare, licenziare, spogliare o non so cos’altro Charamsa in quanto ha violato le regole che il Vaticano impone ai suoi ministri. Dopotutto, la Santa Sede è uno stato monarchico assoluto e confessionale e non pretende di essere altro che questo, nessuna ingerenza quindi nelle sue scelte. Noi cittadini italiani invece ora dobbiamo chiederci se questo modello di società, ovvero quello in cui si applicano leggi e norme che permettono di giudicare, condannare, licenziare e in fin dei conti discriminare un uomo solo in virtù del suo orientamento sessuale e delle sue scelte di vita personali possa essere seguito o anche solo preso a ispirazione della legislazione dello stato laico.

    Ce lo dobbiamo chiedere perché oggi non leggiamo una sola riga su come Charamsa abbia finora adempiuto ai doveri legati ai suoi incarichi, leggiamo solo che la sua condizione di omosessuale dichiarato e per di più non casto lo rende improvvisamente incompatibile con tali incarichi. Lo ripeto perché sia chiaro: all’interno della Chiesa va bene, sono le sue regole e chi ci entra sa che deve sottostarvi. Ma nel nostro paese? Possiamo ammettere che l’orientamento sessuale sia determinante per stabilire il tipo di professione che un uomo può svolgere? È lecito per lo stato laico riservare alle cittadine e ai cittadini laici omosessuali lo stesso destino di esclusione e di stigma che la Chiesa riserva a Charamsa? Mi auguro che la risposta di tutti sia no e se è no, ora grazie a Charamsa ci è più chiaro perché è urgente che il nostro Parlamento legiferi per garantire pari diritti alle persone e alle coppie omosessuali e ci è più chiaro perché la laicità è un valore irrinunciabile su cui fondare le scelte politiche e civili di una democrazia.

  4. Giuseppina F. ha detto:

    Ma questo teologo che si aspettava baci ed abbracci??§apeva bene che dichiarandosi gay poteva fare fagotto.La chiesanon transige sui preti innamorati figuriamoci sui gay.E si Gaetano é monarchia assoluta anzi dittatura.Pero lo ammiro per il coraggio di dire la verita;tanti stanno nella sua posizione come preti gay e prelati e nascondono tutto per restare nelle loro cariche ufficiali.Gaetano ha ragione é nel mondo laico che si deve aprirealle coppie gay la possibilita di vivere serenamente il loro amore;senza pregiudizi ed accuse;questa apertura mentale ancora non c è.Se si dice gay si pensa al rapporto sessuale non all amore tra due persone innamorate.Forse questo teologo che mi è sembrato cosi felice di aver presentato il suo amore;fara parlare delle coppie gay;ma nella chiesa ha ricevuto il ben servito altro che misericordia!!

  5. Dory ha detto:

    Gaetano, io credo che Charamsa venga allontanato perchè si è comportato con poca lealtà verso l’istituzione di cui fa parte.
    Se per 40 anni io lavoro nella società LAVATRICI SPA sottoscrivendo un contratto dove dico che sono “amante del calcio”, non posso alla vigilia di una importante partita organizzata dagli impirgati dell’azienda , uscirmene fuori dicendo: “Odio ilo calcio e qui dentro non mi hanno mai capito: ecco qui la mia scirrapa da ultra che per 40 anni ho tenuta nascosta!”
    Non è leale. Non è giusto.
    Non si fa così.
    Poi, certo, mi chiedo anche io cosa sarebbe successo se Charamsa avesse agito con maggiore tatto. Se avesse chiesto aiuto/consiglio in un momento diverso, se si fosse confidato “dietro le quinte” con un altro sacerdote, con un vescvovo, con un superiore…Cosa sarebbe accaduto?
    Non lo sa nessuno. Charamsa ha deciso di “gridare”. non si poteva aspettare altra reazione. però non bisogna dire, perchè non è così, che è stato mandato via perchgè ha detto di essere gay. Ma perchè è stato molto sleale. Forse perchè pieno di sofferenza, ma senza dubbio poco corretto.

  6. mauroleonardi ha detto:

    Gaetano, sai bene il mio impegno per una società civile in cui l’amore prossimo passi innanzitutto per il rispetto. Con il mio articolo ho voluto semplicemente significare che le modalità del coming out di Charamsa rendono ancor più difficili all’interno della chiesa le modalità di dialogo su questi argomenti.

  7. mauroleonardi ha detto:

    Questo è quello che ho scritto a Gaetano su L’Huffington – “Charmsa dice che “è venuto il momento di”: ecco, io penso che proprio il momento sia sbagliato. Poteva farlo da un po’ o aspettare un po’, non farlo alla vigilia del Sinodo. È così per mille motivi, anche “politici”. In questo modo anche chi sarebbe disposto magari non a darti ragione ma ad ascoltarti si – penso al Papa – si indispettisce”

  8. Betulla ha detto:

    Ho letto l’articolo stamattina,ero andata a prendere un aperitivoo in Brianza e mi è passato davanti il Corriere della sera e mi colpisce in basso a sinistra un piccolo sottotilo curioso” Un teologo del Vaticano rivela: sono gay, ancora niente, ma sotto ancora ..La scelta di monsignor Charamsa:ne pagherò le conseguenze la Chiesa apra gli occhi. Ho letto con attenzione, e sono rimasta basita.Ho pensato subito, perchè non lo aveva detto prima?E poi , va bene sei omosessuale, ma essere sacerdote richiede un vincolo ben preciso di castità gay o etero che sia, quindi già questo non è in linea con la sua vocazione sacerdotale. La questione omosessuale è una questione che va affrontata assolutamente, ed è bene che si prenda in seria considerazione, ma questa arroganza di rivendicare la propria tendenza sessuale in questo modo non è leale nei confronti nè della chiesa ne di se stessi nè nei confronti degli altri .La lealtà è l’ aspetto fondante di una relazione, se si ha difficoltà a essere leali significa che non si hanno i presupposti per vivere una relazione autentica.

  9. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Se io rappresentassi la Chiesa sarei più deluso di sapere che per anni questa persona non si è sentita libera di dire la verità piuttosto che arrabbiarmi perché alla fine è sbottato. Almeno nel mondo dei comuni mortali dovrebbe essere così io credo.

    Se fossi padre e mio figlio mi dicesse la verità su se stesso a 40 anni, dovrei chiedermi che cosa ho fatto io per spingerlo a non essere sincero per così tanto tempo e non prendermela con lui se una volta arrivato il momento lo fa urlando e sbattendo la porta. Insomma, io lo vivrei come un mio fallimento non come un tradimento di mio figlio. Tra il singolo monsignore e Santa Madre Chiesa chi è che dovrebbe esprimere maggiore saggezza invece di fare l’offesa? Chi dovrebbe dimostrare la maturità necessaria a riflettere sui propri eventuali errori?

    Se si fosse confessato in segreto con un superiore cosa sarebbe accaduto? Ditemelo voi che siete cattolici. Io so quello che non sarebbe accaduto, non si sarebbe mai aperto un dibattito pubblico su questa questione. E forse è questo che Charamsa voleva, non credi? Forse perché come lui ce ne sono mille altri soppressi nel silenzio della discrezione. Se fosse così, come dargli torto?

  10. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Infatti, Mauro, come ho scritto non so e non spetta a me interessarmi di cosa accadrà nella Chiesa. Non so che ne sarà del dialogo interno e ho sempre detto di non chiedere alla Chiesa di cambiare le sue posizioni, solo di non interferire con lo stato laico. Certo è che la Chiesa non potrà più far finta che la cosa riguardi astrattamente l’ “omosessualità” come concetto. Adesso la Chiesa deve occuparsene senza sfuggire al fatto che stiamo parlando di persone e che lo stigma colpisce le persone e la loro vita non semplicemente il loro orientamento sessuale. E da questo punto di vista, mi pare che la Chiesa possa cogliere un’opportunità, invece di “fare l’offesa” e arrabbiarsi per essere stata messa in una posizione scomoda.

    Quello che mi interessava invece era leggere questa vicenda come un ulteriore monito alla società civile perché capisca il valore della laicità e che le leggi della Chiesa non possono essere le leggi dello Stato, a meno di non trasformare anche il nostro Stato in una monarchia teocratica assoluta.

  11. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Forse prima di tutto bisogna essere leali e sinceri con se stessi e con chi ci è più vicini. Io direi meglio tardi che mai. Avreste ritenuto più accettabile che avesse continuato a mentire e a esercitare il suo ministero con doppiezza? Questo non lo capisco, devo dire. Se stiamo parlando di opportunità politica la questione cambia, ma perché mai Charamsa non avrebbe dovuto maturare e quindi esprimere una posizione politica contraria alla Chiesa? E se questo è il caso, perché non proprio alla vigilia di un Sinodo che per quanto riguarda la posizione sulle unioni omosessuali non lascia presagire niente di buono?

  12. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Per completezza di informazione, questa è la mia risposta :)

    “Lo capisco, ma è anche vero che questa è una battaglia politica ed è ovvio che Charamsa ha compiuto un gesto politico perché evidentemente convinto che per lui fosse arrivato il momento di battersi per ciò che è e in cui crede, anche a costo del suo lavoro e del suo ministero. Te lo dico da attivista, se ci preoccupassimo di non indispettire, di non “dare fastidio” al potere e all’istituzione saremmo condannati al silenzio per sempre, anche perché noi di “fastidi” e di insulti ne subiamo ogni giorno. D’altra parte, tutto questo rumore che i clericali più conservatori alzano ogni giorno con le loro fandonie sul genere e sul pericolo che rappresenterebbero le persone e le coppie omosessuali non si preoccupa della nostra sensibilità. Se non è questo il momento di ribellarsi, non saprei proprio quale potrebbe essere. E, ribadisco, te lo dico da persona che non crede possibile (e non chiede) nel breve periodo alcuna reale apertura da parte della Chiesa e che non crede assolutamente che ce ne siano state di concrete da parte del Papa, almeno finora. Come sai, il mio unico auspicio è che la Chiesa sia la Chiesa e lo Stato laico sia lo Stato laico, separati e indipendenti. Ed è per questo che ho parlato della vicenda di Charamsa non per attaccare la Chiesa, ma trovando una chiave solo per ribadire questo concetto.”

  13. Betulla ha detto:

    Di fronte a una dichiarazione pubblica è corretto dare una risposta pubblica, soprattutto quando questa si presenta più che sottoforma di una dichiarazione una vera e propria provocazione ,per creare scandalo e attirare l’attenzione, soprattutto in un momento come questo di apertura del Sinodo sulla famiglia. Qui non è in discussione l’essere o no omosessuale ma vivere o no la castità ,requisito essenziale dell’ordine sacerdotale.Non confondiamo le questioni presi dalle ondate omofobiche che ci sono , ma che qui a quanto pare invece sono state strumentalizzate per il raggiungimento di propri fini.

  14. Betulla ha detto:

    Gaetano ti voglio bene, ma non concordo. La lealtà è un requisito essenziale per un uomo, lo è ancora di più per un uomo della chiesa ancorchè teologo . Quindi il monsignore ha fatto bene solo una cosa : dire che aveva una relazione sessuale, maschio o femmina che fosse. Ripeto la questione omossesuale è una questione che va affrontata bene e non sottobanco, ed è ora che tutti , la Chiesa in primis la prenda in seria considerazione.

  15. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Mah io rimango dell’idea che non si possa essere leali ad altri se non si è leali con se stessi e sicuramente non si può essere leali verso nessuno vivendo nella menzogna. È stato io credo più sleale a ingannare la Chiesa per 20 anni piuttosto che a dire la verità nel modo in cui l’ha detta. Io credo che la Chiesa ora dovrebbe dimostrare serietà affrontando la questione, non mettendosi a inveire perché ha ricevuto uno sgarbo.
    E non è poi per lo sgarbo né per gli anni di doppiezza che lo licenzia, ma perché si tratta di un omosessuale dichiarato e non casto.

    D’altra parte, se la Chiesa è così certa della giustezza della sua visione dell’omosessualità che cosa mai ha da temere? Manterrà la sua posizione e punto. Prendersela per essere stata messa nella posizione di doversi esprimersi in modo netto e inequivocabile (o quanto meno di dover ammettere che una “riflessione” nuova ci vuole) è un po’ come ammettere di aver voluto finora solo tergiversare con frasette di comodo per ragioni di opportunità politica e comunicativa, non di fede.

    D’altra parte, pensaci, quest’uomo ha parlato di “disumanità” riferendosi al celibato, dunque deve averlo molto sofferto. Sa, perché lo sa lui e lo sappiamo tutti noi, che nella Chiesa i casi come il suo sono numerosi (cara Betulla, io personalmente conosco più di un sacerdote felicemente fidanzato). Squarciare il velo d’omertà è un atto di ribellione legittimo, può piacere o no, ma legittimo, che egli paga di persona inaugurando una battaglia per molti. Sono semmai gli anni di menzogne forse imperdonabili, non il coming out. E come ho scritto prima, anche su quegli anni di menzogna, se guardassi la cosa con occhi “paterni” e non da un punto di vista politico, mi interrogherei prima sul mio fallimento e solo poi sul suo tradimento.

  16. Gaetano Di Sabato ha detto:

    No, Betulla, la questione omosessuale qui è determinante quanto e più di quella della castità. Un prete eterosessuale che sbanda e va a letto con una donna se la cava con una confessione (ricordiamo che il sacerdote si impegna al celibato non alla castità, in quanto la castità è conseguenza del celibato essendo proibiti dalla Chiesa gli atti sessuali fuori dal matrimonio). Una persona omosessuale è invece per la Chiesa portatrice di una condizione “intrinsecamente disordinata” che non è di per sé peccato se non si traduce in pratica e non viene rivelata, ma che resta incompatibile con l’esercizio del ministero sacerdotale. L’omosessuale è escluso per ciò che è, al contrario il prete che viola la castità (non il celibato) con una donna commette semplicemente un peccato da cui, per quanto grave, può essere assolto senza che l’interezza della sua integrità di persona sia messa in discussione e senza pregiudizio per la prosecuzione del suo ministero.
    Insomma, la Chiesa discrimina chi si trova in tale condizione. Ha tutto il diritto di farlo, certo, ciò che a me preme è che non pretenda di vedere applicata questa discriminazione nell’ordinamento civile.

  17. Giuseppe Sevasta ha detto:

    “io credo più sleale a ingannare la Chiesa per 20 anni piuttosto che a dire la verità nel modo in cui l’ha detta”.
    Io credo lo stesso.

  18. Giuseppe Sevasta ha detto:

    Un’osservazione a latere.
    Senza volerlo disprezzare, oggettivamente, come. personalità questo prete è uno di terzordine.
    Uno come lui mai ee poi mai avrebbe voce sul Newsweek o sul Corriere.
    Come me.
    E allora concludo che ha avuto voce perché è andato contro la posizione della Chiesa.

  19. Betulla ha detto:

    Gaetano, è tanto vero quello che dici ,cioè che dichiarare una relazione omossessuale sia più di scandalo di una etero ,tanto che il monsignore l’ha usata come arma a suo favore. Il punto è che se si vota a vivere il celibato, quindi la castità,questa , vale per ogni stato e grado. Non è questa un’imposizione , ma semplicemente un punto di lotta che a volte sarà più forte vincere e a volte meno , ma qui sta proprio la santità del sacerdote, o come la volete chiamare l’esercizio della fortezza che aiuta a mantenere l’ordine delle proprie scelte. Oggi in una società ormai in cui tutto è permesso, si fa più fatica a comprendere cosa significhi rinunciare .La vocazione sacerdotale si muove su piani di lotta che lo stesso sacerdote, nel momento in cui ha fatto l’oblazione conosceva benissimo. Se invece il costo per portare avanti con dignità l’abito talare è troppo alto , si rinunci. Ho conosciuto sacerdoti , molto in gamba, colti e intelligenti che hanno rinunciato per amore di una donna, per coerenza e per non essere di scandalo. La chiesa sia determinata in questo, e stabilisca se o non mantenere lo stato di castità che è un valore aggiunto all’essere celibe.

  20. renato pierri ha detto:

    Mi sembra, Mauro, che tu abbia esagerato. “Sassata in fronte… volano le urla… “. Quel sacerdote ha parlato pubblicamente, ma parlare pubblicamente non significa tirare sassi (metaforici ovviamente) e urlare. Ha manifestato pubblicamente il suo pensiero. Nel 2012 un altro prete fece la stessa cosa: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/prete-dichiara-essere-gay-e-viene-scomunicato-852567.html

    Poi dipende da che cosa intendi quando dici che non si può “usare la verità”. La verità è un mezzo efficacissimo di denuncia. Krzysztof Charamsa manifestando apertamente il suo pensiero, ha denunciato il cattivo comportamento della Chiesa nei riguardi delle persone omosessuali

  21. Gaetano Di Sabato ha detto:

    Ma su questo non c’è dubbio, la Chiesa ha delle regole, chi vi entra sa che deve sottostarvi e se non vuole se ne va, proprio per questo trovo più sorprendenti i 20 anni di silenzio che il coming out.
    Ripeto, il mio solo obiettivo è mostrare una volta di più attraverso questa vicenda come le regole della Chiesa non possano essere le regole dello stato. Se nella Chiesa possiamo “accettare” che un uomo sia “discriminato” per il suo orientamento, nella società civile e laica questo è inaccettabile.

  22. Giuseppina F. ha detto:

    Renato la chiesa è responsabile dei pregiudizi verso gli omosessuali perche è peccato ecc..sono daccordissimo!!ma qurstp certo che ha dato sassata in fronte;non ci si aspettava che un pezzo grosso cosi uscisse allo scoperto in maniera ufficiale;nel momento del concilio e poi sorridente come se nulla fosse successo.Ma ti rendi conto che ha fatto un offesa al papa in vista del Sinodo??l ha fatto apposta perche si parlasse di omosessualita!!cio é giusto pero togliendo il fatto che ha ingannato la Chiesa e Dio e che nessuno gli ha ordinato di farsi prete;posso ammettere tutto come una provocazione per la Chiesa;una bella capocciata;una verita che fa malevperche viene fa un.membro della Chiesa Renato!!

  23. Giuseppina F. ha detto:

    scusate ho scritto in.vista del concilio correggo del Sinodo

  24. Betulla ha detto:

    Gaetano, intanto qui la questione riguarda un sacerdote, “monsignore”, e a quanto pare con incarichi di responsabilità. Il sacerdozio come il matrimonio è una vocazione, e arrivare a fare queste scelte implica una previa presa di coscienza e di responsabilità su tutte le conseguenze che queste scelte di vita comportano. Mi sembra che come nel matrimonio, oggi, anche quella del sacerdozio sia una scelta fatta (a volte) sotto impulsi di convenienza di ruoli di sistemazione del proprio stato, un poco come quando una donna pensa che sposarsi sia accasarsi e garantirsi una posizione nella società con un ruolo determinato.Mi sbaglierò, ma oggi questa mia sensazione è sempre più confermata da certi fatti quotidiani . “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. “

  25. Giuseppina F. ha detto:

    E aggiungo che ha fatto un peccato gravissimo per il suo stato non perche gay;lo sarebbe stato se anche avesse amato una donna.Lo stato clericale impone il celibato e lo si sa da quando si entra in seminario.Queste sceneggiate mediatiche fanno solo male alla Chiesa e proprio non era il momento;ne puo pensare che la Chiesa riveda la morale cristiana.

  26. mauroleonardi ha detto:

    A me sembra che purtroppo una scelta del genere fatta in questo momento riveli solo una gran voglia di visibilità. Come se i problemi della famiglia fossero questi.

  27. mauroleonardi ha detto:

    Una bella differenza con San Francesco

  28. renato pierri ha detto:

    Giuseppina, tu sai che a me piace ragionare e mi piacerebbe lo facesse anche l’allieva… Tu scrivi, riguardo al sacerdote omosessuale: “Ma ti rendi conto che ha fatto un offesa al papa in vista del Sinodo?”. E in che cosa consisterebbe quest’offesa? L’offesa è un insulto o una calunnia che reca danno alla dignità di una persona. Se io dico ladro a una persona che non ha mai rubato in vita, offendo questa persona. Se dico pubblicamente che Tizio ha rubato in casa mia, se lo denuncio, non l’ho offeso, può darsi che lui si offenda, ma nessuno può affermare che io lo abbia offeso. Questo prete ha denunciato due errori della Chiesa: la pretesa che un prete sia celibe, e la pretesa, assurda, che un omosessuale rinunci all’esercizio della sessualità.
    C’è la solita facile obiezione, quella sciocca tanto per intenderci che ha fatto Matteo Salvini: “Glielo ha ordinato il medico di fare il sacerdote?”. Ma che cosa c’entra? Da giovane sarà stato certissimo di sentire la vocazione per il sacerdozio. Poi gli anni passano, la vita comincia sul serio, ci si innamora, si comincia a soffrire, si comincia a riflettere, si pensa a quanti giovani si sono suicidati a causa di pregiudizi sull’omosessualità, a quanta sofferenza sono andati incontro tanti preti… Capisci Giuseppina? La simpatia per questo papa non deve far sì che i sentimenti abbiano il sopravvento sulla ragione.

  29. renato pierri ha detto:

    Mauro, può darsi che ci sia stata anche voglia di visibilità. Però non è questo il modo di affrontare le questioni. Si accusa la persona, per non entrare nel merito di ciò che afferma. Non è bello.

  30. Ambrogio ha detto:

    Il matrimonio è solo tra donna e uomo.

  31. Giuseppina F. ha detto:

    Renato è stata una bomba mediatica perche sapeva che il Sinodo affrontava l argomento gay.Fatta apposta!!Comunque lo schiaffo l ha dato e ricevuto doppio sa cosa l attende!!ma a parte questo io sono daccordo che il celibato dei preti a volte se si innamorano gay o non gay non puo essere mantenuto!ma la Chiesa è rigida su questo punto.Perche gay innamorato il teologo non sarebbe piu stato tale??un prete innamorato felice non sarebbe piu un buon prete??Certo lo sai che penso dell omosessualita e che considerarli malati o peccatori non fa che discriminazioni anche tra i cristiani che credono essere nel giusto proprio perche la chiesa dice questo.Nonostante tutto il papa ha detto che bisogna unire la compassione alla giustizia se no finiremmmo per esssere inutilmente severi e profpndamente ingiusti.Sono daccordo con te sul fatto che non si puo sapere se un prete gay o meno si.potrebbe innamorare.La chiesa vuole il celibato pero e non ammette l omosesssualita.questa è la realta.Ci sara spero un accoglienza da parte della chiesa per queste persone.omosessuali ma la vedo dura

  32. renato pierri ha detto:

    Giuseppina, se quella che chiami “bomba mediatica” serve a far soffrire qualche innocente in meno, ben vengano mille bombe mediatiche. E il tal caso il monsignore avrebbe fatto benissimo a parlare proprio in questo momento. Io, però, non credo che cambierà nulla. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

  33. Giuseppina F. ha detto:

    Giusto Renato é cosi;non cambiera nulla!!

  34. Lidia ha detto:

    Io, veramente, ho capito che lo schiaffo era quello di Charamsa…perché poteva scegliere un altro momento/modo (come dice dMauro nel commento sotto).
    Magari mi sbaglio.

  35. mauroleonardi ha detto:

    La discussione prosegue nel forum nel thread Il Sinodo sulla famiglia