Articoli / Blog | 22 Settembre 2015

L’Huffington Post – I comandanti Afghani abusano sessualmente dei bambini. La denuncia di un soldato americano

Gli alti ufficiali afghani spesso portano minori alla base militare e ne abusano sessualmente. I soldati Usa, però, hanno l’ordine di non fare nulla.

Lo si viene a sapere perché nella sua telefonata a casa, Gregory Buckley Jr. racconta al padre di essere sconvolto. “Sentiamo le urla di notte ma non possiamo intervenire“. Il padre lo esorta a dirlo ai superiori ma il figlio risponde “che gli ufficiali gli hanno detto di voltarsi dall’altra parte perché è la loro cultura”.

Perché questa notizia non è in prima pagina? Perché non è su tutti i giornali? Perché me ne accorgo nel cuore della notte alla fine di una giornata pesante ed è la goccia che fa traboccare il vaso?

Violentare un bambino non è violenza, è un omicidio senza cadavere. Chi vince la guerra? Non lo so. So che si intrecciano tante questioni nel dire chi ha vinto. Questioni economiche: chi ci ha guadagnato di più. Questioni di territorio: chi ha conquistato di più. Questioni politiche: chi ne esce più forte. Questioni sociali: chi ne esce libero. Ma se a questa domanda ci sono tante risposte, invece, alla domanda “Chi perde in una guerra?” c’è una sola risposta: i bambini. La guerra non è la fine dell’innocenza di una generazione. È la fine.

L’abuso sessuale di bambini e adolescenti è un enorme problema in Afghanistan. Per i comandanti, per gli uomini potenti essere circondati da ragazzini è segno di status sociale.Si chiama Bacha bazi.

C’è il racconto di un membro dell’esercito americano che ha disatteso gli ordini e ha picchiato un comandante afgano che aveva incatenato un ragazzo al suo letto per usarlo “come schiavo sessuale”. Ora, dice Dan Quinn,non ha più una carriera militare. Ha perso il grado, è stato rimpatriato e ha lasciato l’esercito ormai quattro anni fa.

Perché una notizia così non è in prima pagina? È troppo forte? A chi dà fastidio? Rischiamo che si riparli di preti e pedofilia? Ma può mai essere un argomento troppo sfruttato quello della pedofilia?

Non mi spaventa che qualcuno scriva a commento del mio pezzo: “Con quello che avete fatto voi preti!”. No, non se ne parla mai troppo. Non è mai un argomento troppo sfruttato e che possa stancare.

Finché un bambino viene legato al letto con una catena e violentato, non mi sento di dire che se ne è parlato abbastanza. E se si ritira fuori la storia dei preti pedofili, io dico che non dobbiamo pensare a noi stessi ma alle vittime, sempre alle vittime.

Che se ne parli. Sembrerà troppo. Ma non è mai abbastanza.

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