Ilsussidiario.net -Bimba morta in auto/ Quella dimenticanza che solo la parola mistero può spiegare.
Una bimba di 17 mesi è morta l’altro giorno vicino a Vicenza perché i genitori se la sono dimenticata in macchina. La causa prossima è stato il caldo, la causa remota – o la causa prima, non so quale sia il termine tecnico ma so quanto male fa anche solo scriverlo – la causa remota sono i suoi genitori. Dal 2008 siamo a quattro casi, questo è il quinto. Negli altri casi spesso chi scriveva tirava fuori la società occidentale ansiogena soffocata dalla crisi economica e di valori che per questo ha perso il senso della famiglia. Ma qui si tratta di una coppia della Costa d’ avorio con cinque figli, una macchina grande, una casa grande, un cuore grande, una spesa grande da portare in casa, le chiacchiere con il vicino di casa, i figli grandi che pensano alla piccola di casa e i figli grandi che pensano che siano i genitori a pensarci. Insomma qui le parole da dire sono semplici e terribili: siamo tutti uguali e poteva capitare a chiunque di noi. Perché si tratta proprio di un rientro normale, uguale a quello di tanti fine settimana di famiglia: Messa e centro commerciale. È proprio tutto uguale e la tragedia è accaduta. Ripasso gli altri casi e mi accorgo che se navigo solo tra “tragica disattenzione” e “omicidio colposo” non riuscirò mai a trovare le parole che messe insieme fanno la risposta a “Come è potuto accadere?”. Forse la parola mistero può aiutare. La usiamo per dire il mistero, lo stupore, quando ci ritroviamo in braccio un figlio appena nato, perché non usarlo quando ci troviamo tra le braccia, tra le mani, una notizia come questa? Forse la parola giusta tra tanti estremi, è solo meditare in silenzio che siamo tutti uguali. C’è un modo di essere tutti uguali che è il più vero di ogni dichiarazione mai scritta sui diritti dell’uomo. È quella del dolore, tragico, inaspettato, folle nella sua apparente impossibilità: dimenticarsi di un figlio che si ama.
Siamo da tempo nella cultura delle certezze, dei principi inderogabili, dei valori non negoziabili, dei diritti inalienabili, delle certezze scientifiche, della società sicura, della privacy garantita, ma, in questa società, accade ancora che siamo solo uomini e ci sbagliamo, ci dimentichiamo. Forse un’amnesia da stress, forse una distrazione parlando con i vicini, forse il passeggino è vuoto perché l’hanno presa i fratelli maggiori, forse si è addormentata e non sentendola l’hanno scordata, forse i problemi familiari, forse quelli economici, forse la stanchezza. Forse. Forse ma, soprattutto, “siamo solo tutti uguali”. Forse siamo solo uomini. Forse davanti al dolore pazzo e incredibile siamo tutti uguali. Tanti forse ma è la certezza è una: siamo tutti uguali. Che siamo tutti uguali lo studiamo a scuola, a catechismo, ce lo dicono a casa da piccoli. Che siamo tutti uguali è scritto nelle Carte dei diritti dell’uomo, del fanciullo, nella Bibbia e in altri libri. È scritto anche sui muri dei tribunali nei film americani. Siamo tutti uguali. Oggi lo leggiamo anche nella cronaca nera dei giornali. È morto un altro bimbo, una bimba stavolta. È stata dimenticata in macchina. Poteva succedere a me e a te. A chiunque di noi.
Tratto da il Sussidiario.net
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