Blog – Il “san Simonino” e l’hasthtag #free2pray
Dedico l’articolo del sabato per il blog, a render maggiormente nota la vicenda del “san Simonino” di Trento di cui venni a conoscenza grazie a don Andrea De Carlo – professore di ecumenismo e di dialogo intereligioso nella locale facoltà di Teologia – lo scorso 14 febbraio, quando a Trento parlammo di Abelis.
Simonino di Trento, tradizionalmente detto “San Simonino”, è una vicenda che testimonia le persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e, d’altro canto, come la chiesa cattolica sia in grado di correggere i propri errori.
I fatti risalgono al 23 marzo 1475 – allora giovedì santo – quando scomparve un bambino di due anni e mezzo che, ritrovato cadavere il giorno di Pasqua, fu onorato come santo fino al 28 ottobre 1965 perché vittima di un “omicidio rituale”: i quindici ebrei presenti allora a Trento furono torturati insistentemente per mesi fino alla loro confessione.
All’indomani del Concilio Vaticano II l’arcivescovo Gottardi abolì il culto all’infante Simone. Il clero tradizionalista e il popolino gridarono allo scandalo ma il vescovo, che si era mossa sulla scorta di nuove indagine storiche e che aveva colto lo spirito del Concilio, fu irremovibile. Tale atto fu colto dallo comunità ebraica come segno di riconciliazione tanto che, nel 1992 tolse lo herem cioè la maledizione lanciata sulla citta dagli israeliti (una sorta di “scomunica” ebraica).
Ho riassunto in poche parole una vicenda molto complessa che mi è stata spiegata qualche mese da don Andrea con dovizia di particolari. Mi sembra un bel modo per contribuire alla grande veglia di preghiera che si terrà nelle prossime ore – in concomitanza con la Pentecoste cattolica – con l’obiettivo di difendere il diritto di preghiera per tutti gli uomini di ogni confessione religiosa e quindi che non riguarda solo i cristiani perseguitati, e che è stata l’occasione per cui la Cei ha lanciato l’hashtag #free2pray