Blog – Il nome delle cose
Lunedì e venerdì scorso, verso le 19.00, la redazione de ilsussidiario.net mi ha telefonato per chiedermi di scrivere 3000 battute su due fatti di violenza: la donna violentata a Roma e la follia omicida di Napoli.
Metto insieme questi due eventi perché la coincidenza delle due dinamiche ha significato per me una coincidenza ben più profonda, e cioè il fatto che i due colpevoli avessero chiamato in maniera futile, vuota, così lontana da essere drammaticamente menzognera, i loro due atti. Simone Borgese, il violentatore, ha detto di essere stato preso “da un raptus”; Giulio Murolo ha dichiarato di aver fatto “una cazzata”.
Queste due espressioni non sono solo sbagliate o imprecise o superficiali: sono, appunto, delle drammatiche bugie. Sia ieri che lunedì scorso, mentre leggevo gli articoli che raccontavano le notizie, la distanza tra il fatto e il nome con cui veniva designato è deflagrata dentro di me come una bomba.
Mi sono ripromesso un mio maggior rigore esistenziale rispetto alla verità. Cercherò di dire sempre la verità, come promettevo da bambino a mia mamma dopo aver detto una bugia. Non cito a casa mia madre. Penso infatti che dire la verità – cioè essere nella verità – sia possibile solo alla presenza di qualcuno che ci ama e che è in grado di raccoglierci per quelli che siamo. Sporchi, peccatori, ma vero.
La bugia infatti – lo sappiamo tutti – è innanzitutto quella che diciamo a noi stessi. E a noi stessi la diciamo quando siamo soli. Siamo noi stessi, in primo luogo, che non ci accettiamo quando sbagliamo. E, se il male che abbiamo compiuto è vero – cioè è un vero male -, facciamo bene. È sano allontanarsi da ciò che è sporco e brutto ma è un problema farlo se quello sporco e brutto siamo noi, cioè le nostre azioni contengono veramente noi stessi, anche se solo “in parte”. Da qui l’importanza di non essere soli. La persona sola, per superare da sé il male che trova in sé stessa, si spezza, si divide, si sdoppia, mente. La persona amata invece ha chi le dice: l’azione è sbagliata e chi ha sbagliato sei tu. Ma – aggiunge – tu non sei “solo questo”: ricominciamo insieme.
Chi non ne fosse convinto, legga le impressionanti testimonianze che sta dando sul blog, dal suo ergastolo, Carmelo Musemeci. Parole che trasudano verità perché Carmelo ha trovato chi lo ama.