Mauro Leonardi – I like di Cosimo Pagnani
Oltre trecento persone hanno messo il loro ‘mi piace’ sul post “Sei morta troia”, scritta sul profilo facebook di Cosimo Pagnani, l’uomo che l’altro ieri sera ha massacrato a coltellate la ex moglie con la quale aveva una figlia piccola. Ci sono state oltre quattrocento condivisioni del post prima che venisse cancellato. Sempre su facebook, il giorno dopo, è stata creata la pagina “Le merde che hanno messo like al post di Cosimo Pagnani”: e anche in questo sono stati oltre trecentocinquanta i like e tantissimi i commenti non solo contro l’omicida ma anche contro chi ha condiviso questa frase, mettendo addirittura il proprio “mi piace”.
“Sei morta, troia” è una frase che la leggo e la rileggo senza fiato. Se l’avessi sentita urlare per strada da un uomo ad una donna mi sarei guardato attorno smarrito. Non avrei applaudito, che è il senso della condivisione. Non avrei sorriso, che è il senso del like. Non l’avrei raccontata agli amici dandogli di gomito, che è il senso del retweet. Avrei cercato di aiutare la donna. Di fermare l’uomo. Di chiamare aiuto. Su facebook, invece, come ha potuto racimolare più di trecento like e avere quattrocento condivisioni? Cos’è un post? Cos’è un like? Cos’è una stellina? Cos’è un social? Inizio dalla fine. Il social network è una rete sociale non fisica. Unisce persone che mettono a disposizione reciproca pezzetti di sé stessi. Non vela, svela. Se vuoi far vedere la tua unghia del mignolo sinistro, fai vedere solo quello: ma deve essere vero. Se non è vero, non “passa”, cioè, per un incredibile sesto senso, la gente se ne accorge, e non guarda. Quindi il mezzo ti costringe ad essere vero. I social sono delle piazze dove ci si incontra. Una volta ho risposto a un insulto su twitter in maniera sgarbata, e un amico mi ha rimproverato. Io gli ho detto “mi è scappata”, e lui ha aggiunto “trattieniti, non sei in bagno”, e aveva ragione lui. Se scrivi un post, un tweet, non stai scrivendo una lettera elettronica, non dai informazioni: dici di te. Dici chi sei. Senza filtri. La rete, ripeto, non è un filtro. La rete non nasconde. Svela. Denuda. I politici in rete, senza portavoce, senza ufficio stampa, senza filtro, senza pause ad effetto, senza il look giusto a “proteggerli”, sono una prova di questo. Ormai le loro figuracce non fanno neanche più notizia. Il social non è un mezzo di comunicazione, è comunicazione, è comunione. È realtà nuda. Quando le bambine portavano le gonne, se si arrampicavano su un albero, su uno scivolo, se dondolavano su un’altalena, rimanevano scoperte e le mamme le facevano scendere e stare composte. E i maschietti ridevano come scemi. L’effetto web è questo. Cosimo Pagnani raccontava delle liti con la moglie, di come lui amasse la figlia, e la gente stava con lui. A uno può scappare (sbagliando) di dire “va a morire ammazzato”. Lo dice tra sé in silenzio in auto quando gliene combinano una. La dice tra sé, sbaglia, ma tutto finisce lì. Sui social non è così. Il social è un enorme amplificatore di realtà. Ricordiamoci che su facebook e twitter siamo in piazza: scrivi una sciocchezza di cui ti pentirai e quella rimarrà su internet per sempre. Siamo in alto come le bambine di una volta con l’altalena e le gonne a scacchi. Impariamo a stare composti. Non è un altro linguaggio. Non è un’altra realtà. È realtà.