
12 settembre – Se li guardassi come te
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». Lc 6, 39-42
Non lo so, Gesù mio, non lo so.
Non lo so perché sono così, perché faccio così.
Vedo tutti i difetti degli altri, ogni piccola cosa.
Non mi sfugge nulla delle loro pungenti pagliuzze.
Forse è perché li chiamo Altri.
Se li chiamassi Fratelli.
Li guarderei come miei.
Come me.
Se li guardassi come te, vedrei fratelli e non pagliuzze.
Se amassi, invece di guardare, cadrebbero da sole pagliuzze e travi.
Perdonami.
Perdonatemi.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).