
Blog – Djokovic e la vittoria dentro la sconfitta
Non è chiarissimo perché Novak continui a giocare. Per vincere il venticinquesimo slam? In questo modo romperebbe il pareggio con Court, gli farebbe ottenere il 100° titolo e il record di vincitore di Slam più anziano. Per raggiungere il grande Slam di carriera? Gli manca però Roland Garros. Dopo la semifinale di ieri ha dichiarato che per lui Sinner ed Alcaraz sono ormai inarrivabili, e quindi quali possibilità avrebbe?
Forse, mi sono detto, è necessario introdurre un cambiamento di prospettiva. Forse la risposta non è lì. Djokovic ha costruito la sua leggenda su una tenacia che ha pochi eguali nella storia dello sport. Per anni il suo nome è stato sinonimo di vittoria: finali vinte, record infranti, titoli accumulati con la precisione di un collezionista che non lascia sfuggire nulla. Ma oggi, quando l’età avanza e i rivali diventano più giovani e più veloci, la sua grandezza si misura in un altro modo: nella scelta di continuare a giocare, accettando la possibilità di perdere. In un mondo che celebra soltanto il trionfo, Djokovic ribalta la prospettiva. Non scende in campo per proteggere il mito dell’imbattibilità, ma per affermare che la bellezza dello sport sta nell’accettare la fragilità, l’incertezza, persino il rischio del fallimento. È un atto di coraggio raro, perché significa non difendere soltanto il proprio palmarès, ma la propria umanità. Giocare sapendo che la sconfitta può arrivare da un momento all’altro non è un cedimento, è un insegnamento. È dire ai tifosi che lo sport non è una macchina che produce risultati, ma un cammino fatto di giorni buoni e giorni storti. Djokovic, da questo punto di vista, non è più soltanto un campione di tennis: è un campione di resilienza.
In questo modo ogni partita, vinta o persa, diventa un messaggio. Perché quando un atleta della sua statura accetta la possibilità di cadere, insegna a ciascuno di noi che non bisogna smettere di provarci, anche quando non siamo più al massimo della forma, anche quando il mondo sembra preferire i volti nuovi. Continuare a giocare nonostante tutto è, in fondo, la vittoria più difficile e più vera.