Articoli / Blog | 01 Settembre 2025

Blog – Con chi si lavora? Dalla coralità dei costruttori al rischio del quiet quitting

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Fernand Léger si rifugiò a New York. Lì rimase colpito dalla coralità e dalla forza positiva che percepiva nei cantieri che costruivano la città in verticale: uomini diversi, uniti dallo stesso scopo, che trasformavano insieme il paesaggio urbano. Tornato in Europa, Léger tradusse quell’esperienza nella serie di opere intitolata I costruttori, con cui volle raccontare l’energia e la dimensione collaborativa che lo avevano tanto affascinato.

Dopo aver posto la domanda “Per chi si lavora?”, con questo articolo desiderio soffermarmi su quella che spontaneamente emerge come successiva: “Con chi si lavora?”. Perché il lavoro non è mai solo produzione o risultato individuale, ma relazione, sinergia, capacità di condividere obiettivi. Oggi, però, questo desiderio di collaborazione è messo alla prova. Non soltanto da logiche apertamente individualiste o isolazioniste, ma anche da fenomeni più sottili come il cosiddetto quiet quitting. Con questa espressione si indica la scelta, da parte di un lavoratore, di non lasciare formalmente il proprio impiego, ma di ridurre l’impegno al minimo indispensabile: fare solo ciò che è strettamente richiesto, rinunciando a ogni coinvolgimento più profondo.

Secondo gli analisti, il quiet quitting nasce da molteplici fattori: mancanza di riconoscimento, carichi eccessivi, assenza di prospettive di crescita, o anche da un disequilibrio tra vita privata e professionale. Il risultato, in ogni caso, è sempre lo stesso: una profonda disconnessione emotiva dall’organizzazione. Non si tratta soltanto di un problema aziendale: queste dinamiche toccano anche istituzioni, comunità e persino realtà religiose, dove il venir meno della motivazione condivisa mina la capacità di costruire insieme. Se Léger nei cantieri newyorkesi aveva intravisto il simbolo della collaborazione creativa, oggi la sfida è recuperare quella stessa coralità. Perché lavorare “con chi” significa non soltanto fare squadra, ma anche riconoscere che senza partecipazione autentica, nessuna costruzione — né materiale, né ideale — può reggere davvero.

Il concept di questo articolo è in parte dovuto alla Mostra del Meeting di Rimini 2025: “Ogni uomo al suo lavoro – Manifesto del Buon Lavoro”

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