Articoli / Blog | 16 Luglio 2025

Blog – Donne al potere significa “meno guerre”?

Khamenei, Trump, Putin, Netanyahu, Zelensky, Xi Jinping sono tutti maschi: si può sostenere che se ai vertici della politica e degli eserciti ci fossero più donne le guerre diminuirebbero o addirittura scomparirebbero? Si può pensare che il guerreggiare sia un prodotto tipicamente maschile?

Storicamente, si è spesso detto — e a volte idealizzato — che le donne, per natura o per cultura, sarebbero più inclini alla cura, al dialogo e alla mediazione, mentre la violenza organizzata, la conquista e la guerra sarebbero manifestazioni di una leadership maschile. C’è del vero in questo ragionamento, ma è bene precisare: la propensione alla guerra non è biologicamente esclusiva del maschio, bensì un prodotto di strutture sociali, culturali e di potere che per millenni hanno visto gli uomini detenere quasi tutto il potere militare e politico. Alcuni studi di antropologia e sociologia mostrano che le società più egalitarie, o quelle guidate da donne (o con forte influenza femminile), tendono ad avere minore aggressività bellica: è vero, ma non è una regola assoluta. Ci sono state regine e leader donne, da Elisabetta I alla Thatcher (sto pensando alla Guerra delle Falkland del 1982), che hanno guidato guerre senza esitazione.

Più che una “essenza femminile” pacifica, a fare la differenza sarebbe forse il diverso modo di gestire il potere, attualmente ancora troppo legato a ruoli di genere e modelli culturali “maschili”. È vero che storicamente le donne sono state escluse dal comando ma, pur avendo sviluppato forme di leadership più cooperative, quando vengono inserite in sistemi di potere come gli attuali -“maschili” potremmo dire… – adottano gli stessi strumenti di forza.

Quindi si può dire che la guerra, come la conosciamo, è stata modellata da una cultura di dominio maschile, ma non si può credere ingenuamente che basterebbe più regine o più donne presidenti del consiglio o ministre della difesa o capi di stato maggiore perché la guerra sparisca. È il modello di potere stesso — gerarchico, competitivo, fondato sul controllo — che dovrebbe cambiare. E in questo, la maggiore partecipazione femminile potrebbe senz’altro portare una prospettiva diversa.

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