
Blog – Perché la festa della Visitazione si celebra il 31 maggio?
La festa della Visitazione celebra il mistero dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, due donne chiamate da Dio a partecipare intimamente al compimento della promessa. Questo incontro, raccontato nel Vangelo di Luca (cfr Lc 1,39), è colmo di Spirito Santo: è Maria che porta Cristo nel silenzio del grembo, ed è Giovanni che sussulta di gioia al suo arrivo. Dal momento che la Scrittura ci dice che il fatto avvenne pochi giorni dopo il 25 marzo, ovvero il giorno dell’Annunciazione, perché la Visitazione non si festeggia a fine marzo o ai primi di aprile?
Tutto risale al XIII secolo e più precisamente al 1263. In quell’epoca, sotto la spinta di san Bonaventura, la liturgia francescana fissò la data della festa il 2 luglio. Non fu una scelta casuale: in quel tempo, infatti, si ricordava la Deposizione nella Blachernes della santa veste della Theotokos, nella tradizione bizantina, accompagnata dalla proclamazione del Vangelo della Visitazione: probabilmente il 2 luglio era stato scelto perché rappresentava la conclusione della visita di Maria presso Elisabetta: così, liturgie d’Oriente e d’Occidente si trovavano misteriosamente unite nel segno di Maria. Luca ci dice infatti, che la Madonna si era trattenuta fino alla nascita del Battista, il 24 giugno, e presumibilmente anche per qualche giorno successivo, come ogni donna che accompagna un parto con premura materna (cfr Lc 1,56). E il 2 luglio è otto giorni dopo il 24 giugno.
Con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, la festa fu spostata al 31 maggio. Si desiderava evitare che cadesse nel tempo quaresimale però si voleva che fosse tra l’Annunciazione e la nascita del Battista. Inoltre si voleva collocarla al termine del mese di maggio, tempo interamente consacrato alla Vergine. In questo modo, la Chiesa ha voluto suggellare il mese mariano con l’icona di Maria in cammino, che si fa presenza e testimonianza. La Visitazione diventa così un invito per ogni credente: portare Cristo agli altri, non solo con le parole ma con la vita, con la carità silenziosa, con il passo deciso di chi sa di essere abitato da Dio.