Articoli / Blog | 16 Febbraio 2025

Joseph Bonnemain – La Prefazione a Il Granello di Senape

Joseph Bonnemain è vescovo di Coira, diocesi Svizzera che comprende diversi cantoni tra cui Zurigo. Con il titolo “Dagli imperi di Dio al Regno di Dio” ha scritto la Prefazione a Il Granello di Senape. Regno di Dio o impero di Dio? (acquistabile al link)

Scrivo questa prefazione durante il periodo natalizio. È quindi comprensibile che mi vengano in mente le parole della liturgia natalizia: “Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio” (Is 52,10). Questa visibilità, presenza e realizzazione universale della salvezza non è forse il Regno di Dio?
Questa parola profetica è e rimane attuale. Dio non si accontenta di meno. La salvezza è per tutti, la redenzione è universale. Il Salvatore viene al mondo per tutti gli uomini di tutti i tempi, in tutti i tempi per tutti i tempi. Dio opera e si impegna fintanto che questo obiettivo non venga raggiunto.
E Dio non si è mai scoraggiato nel corso della storia umana, nonostante le molte sconfitte. Il prologo del Vangelo di San Giovanni Apostolo lo esprime in modo straordinario quando dice: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,3-5). Più volte gli uomini hanno pensato e pensano tuttora che l’ordine sociale giusto sia possibile senza Dio, o che essi stessi possano realizzare “l’impero” del bene. È la tentazione originaria dell’autosufficienza.
In qualche modo questa fatica a cogliere l’essenziale, di capire dove si trova veramente la salvezza, è logica. Chi avrebbe potuto immaginare allora, chi avrebbe potuto capire che il piccolo bambino in una mangiatoia nel mezzo della notte buia di Betlemme, rifiutato da tutti “gli alberghi” di questo mondo, sarebbe stato luce, salvezza, perdono, gioia, felicità e pace per tutti gli uomini? La domanda dei discepoli prima del miracolo della moltiplicazione dei pani (cfr. Gv 6,10) non si inserisce forse bene in questo contesto? ossia: cosa può fare questo neonato indifeso per tante angosce dell’umanità? Questa tensione costante – finché esisterà il mondo – tra grandezza e piccolezza, tra impero e Regno, tra potere e potere dell’impotenza, è descritta minuziosamente e con grande profondità dai due autori di questo libro, Luca e Mauro. È certamente il frutto di una solida spiritualità e di una perseverante contemplazione.

La testardaggine di Dio è più ostinata della testardaggine dell’uomo. Con la nascita di suo Figlio, ha deciso di essere presente nel mondo per sempre, non solo come ospite, ma profondamente e indissolubilmente legato a tutto ciò che è terreno e umano. “E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14), cioè umanità, terra, temporalità, finitezza, fragilità, morte e sofferenza, per redimere e trasformare tutto questo e portarlo al compimento della salvezza. Quest’opera poderosa inizia in modo minuscolo e poco appariscente. È un piccolo seme, un neonato, una minuscola realtà, ma crescerà, crescerà e fiorirà e raggiungerà tutto.
Martin Buber ha scritto: “Ogni persona ha una scintilla divina dentro di sé. Il nostro compito è far brillare questa scintilla divina”. Il cuore umano è come la mangiatoia di Betlemme, dove la scintilla divina, la luce dell’amore e la forza della salvezza giacciono per sempre, e vogliono essere tutt’altro che rinchiuse lì. Partendo da lì, questa scintilla vuole diffondersi ovunque: “Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”.

“Quelli della Via”, come i cristiani vengono giustamente descritti nel libro con un’espressione del cristianesimo primitivo (cfr. per es. p. 133), sono chiamati ed inviati ad avere solo pensieri, parole e opere di salvezza, affinché la luce che il neonato fa brillare nei nostri cuori non venga soffocata. In concreto, questo significa permettersi solo pensieri di perdono e di tolleranza. Si tratta di avere solo energia e creatività, impegno e diligenza per le opere di salvezza. Opere che promuovono e danno forma all’armonia, alla pace e alla solidarietà tra tutti gli uomini. E infine, ma non meno importante, significa anche pronunciare soltanto parole di salvezza. Parole di carità, fraternità, affetto e generosità: parole, pensieri e opere d’amore.
La scintilla autosufficiente, egocentrica e isolata, si soffoca e si spegne. Solo la condivisione arricchisce la propria vita. Solo aprendosi agli altri il piccolo seme può sperimentare la vera realizzazione. Trasformandosi in un nido fraterno, il piccolo seme può raggiungere la grandezza e la portata dell’esistenza umana. “L’uomo è relazione”, ha detto Papa Benedetto XVI. Il proprio “io” si scopre e si realizza soltanto nel “tu” e nel “noi”. In quanto immagine del Dio trino, questa dinamica fa parte dell’essenza dell’uomo e della sua umanità. Questa idea centrale è ripetuta e sapientemente sviluppata nel libro.
Ringrazio di cuore gli autori e mi congratulo con loro perché sono riusciti a interpretare la parabola del granello di senape e l’incontro di Cristo risorto con i discepoli di Emmaus in un modo che ci incoraggia ad essere sale e luce d’amore in mezzo al mondo, che è ciò in cui consiste già il Regno di Dio.

Coira, Natale 2024

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