Blog – Elogio di chi supera le difficoltà perché non le misura
Avvento è un tempo molto importante per la Chiesa e non è semplice comprendere perché venga interrotto per celebrare – oltretutto “obbligatoriamente” – la Memoria di San Francesco Saverio.
Francisco de Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier – questo il suo nome completo – visse nel XVI secolo e fece parte del primo gruppetto di gesuiti, quelli che costituirono la Compagnia attorno a Ignazio di Loyola nel 1534.
Quando gli venne comunicato che c’era bisogno di lui, acconsentì a partire per le Indie in 48 ore. Erano viaggi durante i quali moriva la metà delle persone. La sua navigazione durò un anno invece dei previsti sei mesi. I luoghi che adesso noi chiamiamo Goa, Malacca, Filippine, Malaysia, Giappone, Cina e così via, a quel tempo erano per gli occidentali solo qualcosa di vagamente leggendario: fu proprio Francesco Saverio a redarre le prime cartine geografiche di quelli che agli occidentali sembravano luoghi impensabili.
La sua vita è stata incredibile. È sufficiente ricordare che i gesuiti appresero della sua morte solo alcuni anni dopo. Essendo all’oscuro di essa, pochi mesi dopo il suo transito al Cielo sant’Ignazio gli aveva scritto una lettera in cui gli chiedeva di tornare perché aveva bisogno del suo consiglio per il governo della Compagnia.
Gli esperti di liturgia sapranno spiegare meglio di me perché la riforma post-conciliare conservò la Memoria obbligatoria di san Francesco Saverio mentre ne cancellava molte altre. Io assaporo dentro di me ciò che più mi convince, ovvero che questo santo sia partito per la sua missione senza aver ideato alcuna strategia. Poté vincere difficoltà incommensurabili semplicemente perché non si fermò mai a misurarle