METRO – Una parola non colpisce solo l’orecchio
Per strada, in tv, suoi social, a scuola e nei luoghi di lavoro è sempre più frequente sentire o assistere ad episodi di body shaming: il deridere una persona per aspetti e caratteristiche del corpo. La pratica del body shaming è particolaremente odiosa e per convincere a non praticarlo sarebbe sufficiente riflettere su un dato di fatto incontrovertibile: non ci scegliamo il corpo. Lo ereditiamo geneticamente, senza dubbio possiamo curarlo e migliorarlo, ma è molto difficile stravolgerlo. Il body shaming ferisce noi stessi in ciò che siamo nel senso più sacro e intimo: non solo una parte di noi perché corpo e anima non sono entità separate. Non esiste una “parte visibile” della nostra identità che sia separata da quella invisibile: noi siamo “tutto assieme”. L’unione è reale. Una carezza va ben oltre la pelle così come una parola non colpisce solo l’orecchio. Il nostro corpo non è solo una “bottiglia” che contiene la nostra vera essenza. Il nostro corpo “siamo noi” molto al di là delle nostre intenzioni. Per questo è qualcosa di profondamente crudele prendere in giro qualcuno per il corpo. Spesso il body shaming è così crudele da ferire aspetti di noi stessi che non ci piacciano e ai quali non riusciamo a dare valore. In questi casi rischiano di essere bloccati con grave danno quei percorsi di apprezzamento che stiamo cercando di realizzare magari con tanta fatica.