Articoli / Blog | 30 Settembre 2021

Blog – Morale e non moralismo. Riflessioni attorno al caso Morisi

Il caso Morisi ha scatenato gli stati “social” dei moralisti dell’universo mondo. Il perno attorno al quale tutto ruota è il concetto di coerenza. Chi si dimostra amico e un tempo si era espresso in maniera draconiana contro l’uso di stupefacenti ora viene tacciato di incoerenza dagli antagonisti.
Questi atteggiamenti hanno in comune l’oblio della “Regola aurea”, ovvero del principio di reciprocità. La Regola d’oro è la pietra angolare di tutte le religioni e, in un certo senso, dell’intera umanità: in sostanza dice di non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te. La differenza con il richiamo alla coerenza è grande. Mentre quest’ultima chiede come punto di riferimento se stessi – quello che si è fatto o detto in precedenza – la Regola aurea si apre agli altri: misura del mio comportamento non sono io ma il ponte tra me e gli altri. Questo spinge a non giudicare gli altri e ad empatizzare con le loro vite. Quando usiamo la morale come una clava per modellare il mondo sulle nostre aspettative, facciamo tanto male alle persone. Il problema purtroppo va molto oltre la politica ed è facilissimo vederlo nei gruppi social o in molte trasmissioni televisive. La regola aurea spinge a portare il peso delle vite in cui certe scelte magari condannabili sono state compiute. Esorta ad accompagnare e prestare aiuto prima che a parlare.
Gesù nel vangelo di Matteo dà una versione particolare della Regola aurea. Mentre essa è sempre declinata al negativo (“non fare agli altri …”) il Signore parla al positivo: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.” (Mt 7,12). La differenza è sottile ma importante. La regola al negativo spinge a tenere presenti le nostre paure, i nostri dolori: la regola al positivo ci esorta a dare spazio ai desideri, ai sogni. Al positivo e all’amore.