Blog – Primo comandamento: non parlare dei No vax
“Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”. Lo diceva Oscar Wilde e come sempre aveva ragione. In pratica significa che parlare male di qualcosa fa tanta pubblicità – tanta “comunicazione”- quanto parlarne bene. Se questo aforisma era vero nel 1800, figuriamoci oggi nella società del social network. L’algoritmo dei social diffonde un’informazione in base all’interazione. Significa che se io scrivo su Facebook una corbelleria grande come una casa – che so, riporto l’affermazione di una giornalista e la commento scrivendo: “aveva ragione san Paolo quando diceva che le donne devono tacere, portare il velo ed essere sottomesse al marito” – ottengo che tutti coloro che commentano indignati quanto ho scritto non fanno altro che diffondere il mio post.
Soprattutto oggi, quindi, il modo migliore per opporsi a un’idea sbagliata è non parlarne. Dovremmo ricordarci di questa dinamica a proposito di No vax. Nei giorni scorsi si sono organizzate delle proteste contro i green pass che si sono rivelate un flop. Si dovevano incontrare alle 14.30 di fronte alle stazioni di 53 città ma i manifestanti sono stati poche decine. 20 a Firenze, 4 a Bolzano, nessuno a Napoli.
Come sostiene Gilberto Corbellini, professore ordinario di Storia della Medicina presso l’Università La Sapienza di Roma, la decisione di rendere in pratica obbligatorio il green pass forse non è stata molto furba: si stava arrivando tranquillamente all’80% dei vaccinati che forse sarebbe stato il 90% entro fine anno. Richiedere in modo così massiccio il green pass ha solo gettato benzina a favore dei No vax appiattendo le posizioni, visto che essere perplessi sull’obbligo di green pass per tante cose non significa necessariamente essere No vax.
In ogni caso lamentarsi tanto dei No vax significa solo dare visibilità a un movimento che conta al massimo 500.000 persone in tutta Italia. Soprattutto sui social.