Blog – In Inghilterra ricominciano a studiare il latino. E in Italia?
Il ministro dell’Istruzione del Regno Unito, Gavin Williamson (nella foto), ha annunciato che in quaranta scuole pubbliche verrà reintrodotto a livello sperimentale l’insegnamento obbligatorio del latino. “Sappiamo – ha detto il ministro – che il latino ha fama di essere una materia elitaria riservata solo alle classi sociali più privilegiate, che son poche. Ma tale materia può recare molti benefici ai giovani, così ho voluto mettere fine a ciò che divide”.
Va detto che rispetto all’Italia il latino non è una materia curricolare obbligatoria in alcuna scuola del Regno Unito: come tale, pertanto, non compare in nessun ciclo. Esiste tuttavia un generico livello di stima per la lingua latina. È una lingua “formativa”, che aiuta a pensare e, in Inghilterra, l’essere sinonimo di élite non è certo un problema. Anzi poiché in Inghilterra la storia, la tradizione e la reputazione di una singola scuola hanno un grosso peso nella scelta della medesima, agli occhi di certe famiglie l’insegnamento del latino può essere simbolo di serietà, rigore e prestigio.
Nel caso del nostro Paese, questa piccola notizia può essere un utile spunto di riflessione. Per noi italiani la lingua latina è ancora eccessivamente collegata all’uso liturgico che ne faceva la Chiesa cattolica. Questa impressione emotiva andrebbe sdoganata visto che il latino è stato innanzitutto e in primo luogo la lingua dell’Impero Romano. Cicerone, Catullo, Cesare, Seneca, Tacito, Petronio e tantissimi altri sono stati gli epigoni di quella patria culturale che, al di là di tutto e prima di ogni cosa, è una lingua. Rispetto ai barbari, essere cittadino latino era segno di civiltà e dignità della persona. E di questo, oggi, abbiamo bisogno più che mai.