Michele Crudele – La “stella” di Betlemme come fenomeno di congiunzioni planetarie
A causa della congiunzione apparente di Saturno e Giove avvenuta nei nostri cieli pochi giorni fa, si è molto parlato di questo fenomeno come possibile spiegazione astronomica. Michele Crudele è uno studioso del fenomeno. Traggo dalla voce che ha scritto in proposito la parte che riguarda le ipotesi di Keplero
A motivo del maggiore spazio dedicatole nella letteratura scientifica, l’ipotesi di una congiunzione planetaria va qui considerata con maggiore estensione. Quando due o più oggetti celesti, stelle o pianeti, appaiono angolarmente molto vicini tra loro, si dice che sono in «congiunzione». Si tratta in realtà solo di un effetto prospettico, poiché la loro distanza lineare assoluta resta generalmente assai grande: proiettati però sullo sfondo del cielo, sembra che si avvicinino. In alcuni casi paiono “fondersi” in un unico oggetto visibile. Uno dei corpi può giungere fino a eclissarne un altro (si parla allora di «occultazione»), restando così visibile solamente il corpo ce-leste a noi più vicino: in questo caso il massimo di luminosità avviene quando i due corpi sono ancora adiacenti, prima che uno eclissi l’altro.
Nel 1603 Keplero assistette prima di Natale a una congiunzione tra Giove e Saturno. La distanza minima tra i due pianeti fu di circa un grado d’arco, cioè il doppio delle dimensioni apparenti della luna. Ad interessarlo fu anche il fatto che tale congiunzione avveniva nella costellazione dei Pesci e lo scienziato risalì ad alcune tradizioni ebraiche che sottolineavano l’importanza di un simile evento. Calcolò che nel 7 a.C. era avvenuta una simile congiunzione con una caratteristica ancora più interessante: in quell’anno la congiunzione era stata tripla, cioè da maggio a dicembre i due pianeti si erano avvicinati e allontanati tre volte. Ciò è possibile perché le orbite planetarie, proiettate sulla volta celeste delle stelle fisse, sembrano descrivere degli anelli, più esattamente un moto diretto e poi un moto retro-grado, a causa delle differenze nei moti relativi della terra e dei pianeti, che hanno diverse velocità di rivoluzione intorno al sole. L’evento di una con-giunzione ripetutasi tre volte in pochi mesi è piuttosto raro. L’anno successivo Keplero notò un evento ancora più raro, cioè l’avvicinamento contemporaneo di tre pianeti: Giove, Saturno e Marte. Non era una vera e propria congiunzione, perché i corpi erano distanti diversi gradi d’arco, tuttavia il fenomeno acquistava una grande rilevanza per chi era abituato a studiare il cielo poiché tre oggetti molto luminosi nella stessa ristretta zona di cielo forniscono indubbiamente uno spettacolo denso di fascino. Egli calcolò che questo raggruppamento triplo poteva accadere ogni 805 anni. Si era quindi verificato nel 799 (periodo di Carlo Magno), nel 7 a.C. (la data presunta del-la nascita di Cristo), nell’812 a.C. (periodo di Isaia), nel 1617 a.C. (periodo di Mosè). Nel suo cammino a ritroso volle giungere fino al 4032 a.C., ipotizzando in quell’anno la creazione di Adamo. Nell’ottobre 1604 osservò poi una supernova che restò visibile per un anno. Keplero non pensava che queste congiunzioni coincidessero con ciò che poteva eventualmente essere apparso come la “stella di Betlemme”, ma le considerava un fenomeno sufficientemente spettacolare da attirare l’attenzione di astronomi persiani, insomma una specie di “preparazione” per i Magi al grande evento, che secondo lui si sarebbe poi manifestato con una nova successiva.