METRO – Le risse al Pincio raccontano un disagio
Roma. Senza motivi apparenti, botte al Pincio tra centinaia di giovani. Non è la prima volta tanto che la polizia era pronta a intervenire in tenuta da sommossa. Quando sarà la prossima volta? Questa, in sintesi, la descrizione dell’ennesima riprova di quanto sia a livelli devastanti il disagio giovanile nella Capitale. Una banda di giovinastri, sembrerebbe, è andata in giro a provocare la rissa fino ad arrivare al pestaggio. Due elementi nuovi. Il primo è l’uso dei social. Significa che queste bande sono tutte in comunicazione, che si conoscono. Ad un certo punto i ragazzi erano circa cinquecento. La seconda, che agiscono a sfregio totale di qualsiasi protocollo di sicurezza anticovid. Sputano, si picchiano, tornano a casa e toccano tutti: genitori, nonni, persone con patologie croniche. Urge una prossimità adulta che vada a cercare questi giovani, a raccoglierli lì dove sono, per cercare di creare relazioni. Questi ragazzi si picchiano perché dentro di loro hanno il vuoto totale: lo fanno per gridare che esistono, per lo stesso motivo cioè per cui scrivono insulti e bestemmie sulle pareti bianche dei muri compiono atti vandalici. Abbiamo bisogno di educatori professionali, di psicologi da strada che comincino a fare dei setting terapeutici lì dove si trova il disagio. Alttrimenti dovremo solo ampliare le carceri e usare provvedimenti repressivi e peggiorativi della situazione.
Tratto da METRO