Articoli / Blog | 28 Agosto 2020

Blog – Come mai tanto interesse per il Coronavirus di Briatore?

La questione di Briatore con il Coronavirus pare interessare moltissimo gli italiani: l’Agi riferisce che in appena due giorni sui social ci sono state in proposito 60 mila conversazioni e 117 mila condivisioni, fenomeno che accade sempre quando si tocca un argomento divisivo di grande interesse interpretato da personalità amate dal grande pubblico.
E proprio questo è il caso di Flavio Briatore. L’ex manager di Formula Uno famosissimo sia per la sua vita pubblica che per quella privata, è sostanzialmente un negazionista anche se i suoi toni non sono accesi come, per esempio, quelli di Sgarbi.
In concreto Briatore, “patron” del Billionaire, aveva recentemente polemizatto in modo molto violento con il sindaco di Arzachena e la sua ordinanza antiassembramento che vieta dopo le 24 “qualsiasi forma di diffusione della musica dal vivo e/o riprodotta all’esterno”.
I negazionisti fanno di un atteggiamento privato qualcosa di pubblico. Il negazionista è colui che, più o meno volutamente, ignora un aspetto della realtà che gli appare particolarmente ostile ma verso il quale, contemporaneamente, non ha nessuna risposta. Lo scopo è ignorare il più a lungo possibile una verità scomoda e normalmente il procedimento psicologico è quello della “rimozione”: pensiamo ad una donna violentata dal marito che, magari per suoi tabù personali, non è disposta a chiamare le cose con il proprio nome, a dire in primo luogo a se stessa che il marito è un violento che andrebbe denunciato, ma che ogni volta si medica da sola in bagno le botte che ha preso mentre convince se stessa che le promesse del marito “di non farlo più” sono fondate e comporteranno in lui un cambiamento.
Se il negazionismo a livello personale e psicologico è qualcosa di comprensibile (anche se va superato) e, magari in piccola misura, tocca la vita di un po’ tutti noi, il negazionismo a livello politico o pubblico (che sarebbe quello di Briatore) è qualcosa di molto pericoloso. In concreto, negare quanto la scienza ci dice a proposito del Covid significa pensare che alcune categorie di persone sono “sacrificabili”. Chi di noi non ha sentito dentro di sé, o magari accanto a sé, una voce dire che in fin dei conti chi stava morendo era un anziano o una persona già malata o un disabile? Con l’aggiunta che il negazionista “pubblico” ha bisogno di alimentare la propria ostilità alla scienza con una teoria complottista. Ed ecco qui l’idea che il Coronavirus sia stato diffuso dall’Inps per risparmiare sulle pensioni, oppure che ci siano accordi internazionali per cui i blocchi all’economia causati dal lockdown siano organizzati da quelle superpotenze che vogliono mettere in ginocchio il Paese per poi venire “a fare la spesa” da noi: cioè a comprare a basso prezzo le poche aziende buone sopravvissute.
La cosa peggiore del negazionismo, come di ogni rimozione psicologica, è che impedisce a chi potrebbe ancora farlo, di mettere in campo le proprie energie per affrontare e risolvere i propri problemi. Tutti ricordiamo Le galline in fuga, il divertentissimo e suggestivo film della Dreamworks in cui le galline possono decidere di salvarsi la vita scappando solo quando comprendono che al di là dell’allevamento di polli in cui vivono, esiste un mondo migliore in cui si può vivere liberi e felici.