Giovedì 13 agosto – Roberto Campopiano
Commento al Vangelo (Mt 18,21-19,1) del 13 agosto 2020, Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario, di Roberto Campopiano. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti, audio o scritti, a [email protected]
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
La verità è che molto spesso noi uomini di questa Terra non capiamo il significato profondo del perdono.
Sicuramente è un dono gratuito che ci viene ogni volta che lo chiediamo al Signore per tutto quello che ci allontana dal cielo.
Ed è davvero in nome di questo amore di padre che sa perdonare e chiedere amore ogni giorno delle nostre vite, in nome di esso dovremmo imparare a perdonare.
Sono le parole del Padre Nostro che ce lo chiedono quel come a noi sono stati rimessi i nostri debiti.
Ma non si tratta di un buonismo da anime pie, si tratta di riconoscere che chi ci fa del male non conosce la natura autentica del dono per, bisogna così capovolgere il senso comune del perdono oltre la parola.
Perdono per me è sentirsi tutti dalla stessa parte e come figli di Dio siamo predestinati ad esso persino se non sappiamo cosa stiamo facendo, come Gesù che ci difende dal legno di una croce, quanto più lontano da un uomo buono, ingiustizia più grande, così lontana da tutto quello che noi non sappiamo perdonare.
Ed è così che possiamo fare nostre le parole del Vangelo e nell’esortazione del Salmo e non tramonti il sole sopra la nostra ira, sia perdono sempre del bene che farai e del male che dovrai sopportare!