
METRO – Se un figlio vuole andarsene all’estero
Il Coronavirus ci ha insegnato che i confini dei nostri paesi non esistono o, per lo meno, che vanno totalmente ripensati. Quando parecchi mesi fa abbiamo sentito di un nuovo virus che si stava sviluppando in Cina, credevamo fossero questioni lontane, asiatiche, che non ci avrebbero riguardato. Abbiamo scoperto amaramente che non era così. Anche nel bene poi, per esempio nella solidarietà tra i medici per trovare i rimedi, abbiamo constato che il mondo è davvero una sola casa comune.
È bene avere presenti queste considerazioni perché capita – e capiterà sempre più spesso – che i nostri figli ci parlino di andare a studiare (e a vivere) all’estero. Parigi o Londra, Canada o Cina, sono lo stesso. Se non ce lo chiedono, anzi, dobbiamo preoccuparci perché probabilmente stanno perdendo qualche treno, il loro curriculum sarà pesantemente penalizzato, e faranno fatica a trovare lavoro. Non sto pensando a sofisticate specializzazioni ma anche alla professione della ristorazione, dell’infermeria, a tutti quei lavori “normali” nei quali ormai per essere “qualcuno” bisogna essere pronti a viaggiare, a muoversi, ad andare a vivere lontani da casa. Quando pensiamo ai nostri figli che vogliono andare a studiare all’estero non li dobbiamo paragonare alle migrazioni di fine ‘800 ma al prendere la metro tutti i giorni. Il social più usato dai nostri adolescenti è TikTok. Ed è cinese. Riflettiamoci.
Tratto da METRO