Ora – Di Papa ce n’è soltanto uno e si chiama Jorge Bergoglio
«Nozze gay e aborto sono segni dell’Anticristo». Lo avrebbe detto Joseph Ratzinger in un libro di Peter Sewald uscito di recente in Germania e che a settembre sarà anche da noi: è una biografia su di lui che, alla fine, contiene una lunga intervista al Papa emerito. Proprio lì sarebbero contenute parecchie espressioni del tutto dissonanti dal modo di esprimersi che Papa Francesco vuole si usino nella Chiesa. Non sono solo modi di dire: è una visione negativa del mondo e della società contemporanea. Il contrario cioè del “costruire ponti”, ovvero del modo di annunciare il Vangelo che Bergoglio desidera. «Cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di un matrimonio omosessuale» avrebbe detto il Papa emerito aggiungendo che, se ci si oppone, «si è scomunicati dalla società». Lo stesso varrebbe per «l’aborto e la creazione di esseri umani in laboratorio». E ancora: «La società moderna è nel mezzo della formulazione di un credo anticristiano, e se uno si oppone, viene punito dalla società con la scomunica… ».
Joseph Ratzinger non è né il primo né l’ultimo a parlare in questo modo: direi anzi che nel passato il modo di dire sopra riportato era quello corrente. Il problema di adesso però è che, nell’immaginario collettivo, l’espressione “papa emerito”, unita ad altri segni quali l’utilizzo della veste bianca, del continuare a rivolgersi all’ex pontefice con l’appellativo di “Sua Santità”, ovvero del continuare – per meri motivi di deferenza – a riservargli il trattamento di un pontefice, veicola l’idea che, in qualche modo, le sue opinioni, i suoi modi di dire, siano ancora quelli di un papa. Quando invece sono semplicemente le espressioni di un vescovo che si è congedato dalla sua diocesi, come avviene per tutti i vescovi del mondo all’età di 75 anni: con la differenza che, mentre per esempio il vescovo di Milano “va in pensione” in modo automatico, nel caso del vescovo di Roma – quale il Papa è – tale meccanismo non vige: deve essere il Papa stesso a decidere di dimettersi se lo desidera.
Quando sette anni fa Ratzinger annunciò il suo proposito, chi ne aveva l’autorità decise che si sarebbero continuate ad usare, verso la sua persona, quelle cortesie che ho enumerato sopra. Dopo l’esperienza di questi anni sarebbe bene che tale decisione venisse rivista. Sono convinto che farebbe bene a tutti, non solo alla Chiesa, che un futuro Papa emerito, venisse trattato come accade con tutti i vescovi che lasciano l’incarico, e come avviene nella società civile con tutte le persone che smettono di ricoprire ruoli apicali. Li si ringrazia, si assicura loro un modo di vivere assolutamente dignitoso e consono, ma si lascia chiaro che da quel momento in poi chi comanda è un’altra persona. Perciò basta veste bianca, basta chiamare l’ex-papa “sua Santità”, basta usare l’espressione “papa emerito”: tutte cose che nel turbinio della comunicazione attuale trasmettono l’idea errata che ci sia un altro papa “anche se un po’ diverso”. Di papa ce n’è uno solo, ed è chi sta a capo della diocesi di Roma: in questo momento di chiama Jorge Mario Bergoglio, viene dall’Argentina non dalla Germania e lo Spirito Santo ispira a lui come guidare la Chiesa. Ribadito questo, rimane chiaro che ogni vescovo, come ogni cardinale o prete qualsiasi è libero di esprimere la dottrina di Cristo nel modo che preferisce. Ma non è il Papa.
Tratto da ORA