ORA/ Tra Cielo e Terra – Il suono della campanella
La didattica a distanza era e resta l’unica alternativa possibile in questo momento di crisi sanitaria ma, grazie ad essa, davvero ci stiamo rendendo conto di quanto sia fondamentale la didattica in presenza. La distanza, fisica, emotiva, relazionale oltre ad accrescere enormemente le nostre difficoltà economiche e a favorire malintesi, ha reso ancor più sommerso il lavoro, enorme in questa fase, dei docenti che spesso era già svalutato e non riconosciuto.
Il dialogo tra scuola e famiglia si è fatto, in generale, ancor più difficile proprio perché ci sono molti più filtri di prima. Si scrive al rappresentante che poi scrive agli altri genitori; si scrive sul registro con la possibilità di incomprensioni ed equivoci. Ma, soprattutto, la didattica a distanza ha lasciato indietro le famiglie in difficoltà: pensiamo solo a quelle che hanno difficoltà a connettersi. Non se ne rende conto chi vive in città e appartiene alla classe media ma chi abita in un paesino ha spesso una cattiva connessione oppure, banalmente, ha un solo pc che, a turno, serve a tutti. La didattica a distanza ha lasciato indietro, poi, gli alunni meno dotati, le famiglie con più figli o le famiglie in cui i genitori non sono in grado di seguire i figli. È difficilissimo portare avanti un percorso formativo che nasce strutturalmente dispersivo perché manca la struttura regolare delle giornate. È vero che si ripetono uguali ma sono prive di alcuni punti fermi che paiono banali ma non lo sono. Sto pensando alla campanella, al ritorno a casa, alla palestra. Speriamo vivamente di poter tornare alla normalità a settembre: magari ricorrendo a turnazioni e risolvendo anche il problema annoso delle “classi pollaio”; assumendo poi nuovi docenti e reinvestendo in una scuola della quale non abbiamo compreso la centralità