Le lettere di Luciano Sesta – Fase 2. Pensiero per soli cattolici (ed eventuali curiosi)
Non entro nel merito della questione generale della fase 2. A chi parla di ripartenza troppo timida si oppone chi, al contrario, lamenta imprudenza, con il rischio di favorire una seconda ondata. E c’è già chi pensa di prolungare la propria personale quarantena per non farsi fregare dalla voglia di ricominciare dell’intero paese. La questione “messa sì – messa no”, sollevata dal comunicato della CEI, non è estranea a questa più generale preoccupazione. Sono d’accordo sull’idea che si sarebbero potute consentire, contingentate, le celebrazioni domenicali. Ma capisco anche le ragioni contrarie. Mi interessa di più però un altro aspetto, un po’ più interno al mondo cattolico. Viste le perplessità e le paure ancora presenti, se dal 4 maggio fosse stato possibile andare a messa la domenica, il popolo cattolico si sarebbe comunque spaccato fra chi, autorizzato dal via libera governativo, sarebbe andato “coraggiosamente” a messa, e chi, presumibilmente più impaurito dal virus che fiducioso in Dio, sarebbe comunque rimasto a casa per maggior prudenza. E sarebbe scattato, immancabile, un dibattito, insopportabilmente clericale, fra chi è veramente cattolico e chi lo è solo di nome. Una volta che a messa ci si potrà tornare, anche se con le giuste precauzioni, come giudicare chi non ci va perché ha paura o perché non è laicamente convinto dell’opportunità di riaprire i luoghi pubblici? Statene certi. Sarebbero fioccate, e fioccheranno quando arriverà il momento, le lezioni di catechismo da parte dei cattolicissimi, i quali ci ricorderanno che non può certo essere Conte a decidere quando un cattolico può santificare il precetto e quando no. Ringraziamo Conte per averci risparmiato tutto questo, e chiediamo a Dio, nel frattempo, la santa pazienza per sopportare le lezioni che alla riapertura delle chiese i nostri fratelli vorranno impartirci. Chissà. Forse andremo più a messa noi stando a casa sopportandoli che loro andando a messa giudicandoci.
Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica