METRO – Un comandante protegge
Gennaro Arma è un eroe perché è rimasto a bordo della nave nel lungo mese in cui ha dovuto gestire un’emergenza che, per i croceristi intrappolati, ha voluto dire 705 casi di contaminazione e 6 decessi.
“Il comandante affonda con la nave”, è l’espressione sintetica che usiamo per dire che nei momenti più difficili c’è bisogno di un capo che renda visibile il principio della disciplina. Che permetta agli altri di salvarsi attraverso un ordinato ricorso ai soccorsi così da consentire che vengano salvati quelli che non sanno come fare: i più deboli, le donne, i bambini. Altrimenti, come accade nei paesi dove cade un governo senza che un altro prenda il suo posto, esplode l’anarchia e vince quella parte di società che vorremmo veder sparire e che invece galleggia come fa lo sporco.
Chi rimane a bordo della nave che va a picco incarna l’aspetto della paternità più generoso, quel dare la vita ai propri cari che include la possibilità di morire mentre li si protegge, che rinuncia alla gioia di vederli vivere.
Gennaro Arma aveva scelto di dire la verità senza creare allarme, di costruire ogni giorno quel percorso che avrebbe consentito ai più di sopravvivere e di uscire senza contagiare nessuno. Aveva perfino inventato parentesi divertenti come quando, il giorno di San Valentino, aveva declamato una poesia d’amore e distribuito cioccolatini a forma di cuore con relativi bigliettini.