Ora / Tra Cielo e Terra – Tecnologia disumanizzante
La tecnologia alza ancora l’asticella della strada che dobbiamo percorrere per capire cosa è giusto o sbagliato. Si può chiedere a una madre se desidera, grazie alla tecnologia, far risalire dall’abisso la figlia di sei anni uccisa dalla leucemia? È quanto accaduto qualche giorno fa alla signora Jang per la morte della piccola Nayeon. Uno straordinario documentario sudocoreano mostra come, attraverso la realtà virtuale, la mamma possa credere di essere in contatto con la bimba. Nella sua esigenza c’è il desiderio di eternità di ogni amore ma nella soluzione della tecnologia in 3D vedo una minaccia. Quando noi incontriamo un nostro caro avvicinandoci a una tomba quel luogo è reale, mentre quello della realtà di un software è il luogo di un mondo inconsistente nel quale la piccola è solo un’ombra virtuale. È un tentativo che mi pare decisamente disumanizzante. Non credo sia possibile far rivivere i nostri ricordi in questo modo. Il ricordo è legato a un odore, alla vista di un oggetto, di una giovane che si adorna per una festa. Quando ricordiamo è importante tornare alla “pasta” delle cose perché tornare a una cosa che ha peso, che ha un luogo reale significa prendere un tempo che ci serve per immergerci in quel pezzetto di vita che torna. Ricordare la figlia morta di un male terribile è un bisogno umanissimo che andrebbe ascoltato attraverso un diario, un fiore, una foto, un pezzo di vita vera. Il pericolo dell’utilizzare la realtà virtuale per ricordare è che, ricreando essa delle immagine pericolosamente simili a quelle dei nostri ricordi reali, questi ultimi soccomberanno dentro di noi più deboli rispetto a quelli tecnologici, più verosimili anche se non veri. E così la signora Jang, credendo di aver ritrovato la propria figlia, l’avrà solo definitivamente persa.
Tratto da ORA