
Le Lettere di Irene – La passione berbera in Algeria tra proteste e persecuzioni
Dalla fine del 2018 in Algeria ci sono proteste: è la loro primavera. A fare le spese di un poco cambiamento non vi sono solo gli algerini arabi, ma soprattutto i berberi. Sono stati definiti dal nuovo Presidente come “pagani”. Questa è un’accusa molto grave, che dimostra il pregiudizio di certo panarabismo che ancora sopravvive nel Maghreb. Ma chi sono i berberi?
Furia ribelle di quasi zingara modalità, bellezze insidiose che sanno di arcaico, i Berberi non sono una razza a parte. Essi sono una vera e propria etnia che ha combattuto contro i Greci, i Romani, i Bizantini e gli Arabi, che cosi li hanno definiti berberi, cioè non arabi. Alcuni hanno reagito all’arabizzazione aderendo all’islam in maniera eretica con l’ibadismo, altri si sono mantenuti nel solco islamico ed altri ancora semplicemente lottano in maniera passiva.
In Algeria si è sempre tentato di dividerli in nome prima del panarabismo e poi del nazionalismo con i loro “fratelli” marocchini. Ma la comunità tamazigh non si è lasciata sorprendere e ha combattuto anche in nome degli altri. Ora i Cabili- altro nome per i Berberi in Algeria- non vogliono l’indipendenza, ma pretendono rispetto e non vogliono più sentirsi come dei nemici, che in fondo odiano il restante 60% della popolazione.
Ferhant Menenni rappresenta in effetti delle istanze, che però anche adesso che sento parlare di arresti sommari per i berberi che espongono la bandiera, sono minoritarie. E il Potere – rimasto ancora nel FLN- deve smetterla di accusare il Marocco, che con la rabbia cabila c’entra poco, avendo lo stesso problema, tra l’altro.
L’Algeria democratica lo sarà davvero se avrà la forza di compattare l’unità, senza però dimenticare che le minoranze linguistiche, religiose e sessuali non sono nemici, complottisti pagati dalle altre Nazioni dell’Africa, ma persone. E se non lo capiscono le gerarchie, sono loro a minare la Patria, non gli altri.
A cura di Irene Agovino
Irene Agovino è nata il 27-09-1989 a Napoli. Di tendenze marxiste, volontaria della Comunità di Sant’Egidio ed educatrice dehoniana, per anni ha seguito il cammino di Padre Antonio Maione presso l’associazione La Mano sulla Roccia. Docente di storia e filosofia, ha scritto per Progetto Gionata ed altri blog