METRO – Come non rovinarsi la vita per il lavoro
L’ansia da lavoro è come il fumo passivo: oltre che far male a noi stessi fa male anche a chi amiamo. Al lavoro subiamo e per forza di cose dobbiamo stare zitti: però poi quando arriviamo a casa, esplodiamo e ci vanno di mezzo gli altri. Per gestire queste fatiche un po’ di buon senso non può che aiutarci. Per esempio può essere utile riflettere sulla ragione per cui andiamo a lavorare. Se sono single e quando smetto di lavorare vado al ristorante, a divertirmi e poi nella mia stanza d’albergo, è una cosa; ben altro conto è se il senso del mio lavoro è fortemente collegato con le persone che amo. Il lavoro è in funzione della vita e non viceversa: anche quando le mie soddisfazioni professionali fossero buone, che senso avrebbe rovinare la mie relazioni intime per far carriera, veder crescer il fatturato e guadagnare un po’ di più? Dare dignità alla propria dimensione spirituale è un buon deterrente per proteggere dall’ansia se stessi e le persone che amiamo. Non si tratta di avere una vita clericale ma di valorizzare quelle dimensioni emotive, critiche, di ricerca motivazionale che ci fanno andare oltre il contingente per domandarci chi siamo, che senso abbia l’esistenza. Dare spazio a questi interrogativi significa essere più liberi rispetto a un lavoro che vuole governare la nostra vita, quando invece deve essere al nostro servizio.
Tratto da METRO