Giovedì 26 dicembre – L’amore in me
Commento al Vangelo (Mt 10,17-22) del 26 dicembre 2019, Santo Stefano, di Mauro Leonardi. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti, audio o scritti, a [email protected]
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
Ci sono giorni.
Nei quali le virtù portano morte.
Avere fede.
Aver creduto.
Aver amato.
Aver testimoniato.
Sarà una colpa.
Sarà una condanna.
Ci sono luoghi.
Che erano nati per la giustizia.
Che erano casa per la preghiera.
E saranno patibolo.
E saranno luogo di tortura.
Solo per averti conosciuto.
Solo per averti amato.
Ci sono legami di sangue.
Legami di carne.
Legami di amicizia.
Nati per dare la vita.
Nati per fare bella la vita.
Che saranno recisi.
Legami che diventeranno cappio.
E non ci saranno parole.
E sembrerà non finire mai.
Ma le parole verranno.
Ma la fine verrà.
E saremo di Dio.
Per sempre.
Sei mio padre.
Perché lo hai fatto?
Sei mio fratello.
Perché non mi hai protetto?
Sei mio figlio.
Di che mi accusi?
Dove mi trascinate?
Perché mi fai male?
Cosa vuoi che dica?
Non posso dire quello che vuoi.
Non ho risposte pronte.
Non risposte giuste.
Ho solo lui.
Lui da vivere.
Lui da dire.
E arriverà.
E parlerà.
Quando sarà il momento.
Aprirò la bocca.
E ci sarà lui.
E non sarò mai sola.
E non sono mai sola.
Sei il mio prossimo.
Ma non è tempo di soccorrerti.
Sei armato.
Siete in tanti.
È tempo di evitarti.
È tempo di arresti.
È tempo di botte.
È tempo di accuse.
È tempo di morte.
Sei padre, fratello, figlio, amico.
Ma il sangue scorre tra di noi e non ci unisce più.
Ma le parole accusano, tradiscono e non pregano più.
Meglio tacere.
Meglio lasciare che sia solo tu a parlare.
Aprimi la bocca, amore mio.
Fatti parola in me.
Scaccia l’odio dalle loro mani.
Portami alla fine di questi giorni.
Accompagnami.
Salvami.