METRO – Che cosa ci manca del Natale dei piccoli
Arriva Natale e uno dei sentimenti più frequenti tra noi adulti è la nostalgia verso i Natali dell’infanzia: e non mi riferisco solo alle persone care che non ci sono più. Penso al sentimento che si appiglia ai ricordi: dai dolci fatti in casa, alle tavolate pantagrueliche colme di risate, al credere così tanto all’esistenza di Gesù Bambino da essere convinti che l’unico motivo per cui i doni potessero non arrivare fosse il non dormire puntualmente la notte del 24.
Forse però ciò che più manca del Natale da piccoli è credere in qualcosa – e in qualcuno – di assolutamente buono. Essere capaci di scrutare il cielo con la speranza di vedere la slitta di Babbo Natale con i regali destinati ai bambini buoni perché noi sentivamo di non essere poi così lontani dall’essere dei bambini buoni: perché i nostri genitori lo erano e, attorno e vicino a noi, vivevano solo persone buone: ne eravamo certi. E quando, diventati grandini, eravamo passati dalla parte di chi sapeva che “Babbo Natale sono papà e mamma” eravamo felici di scegliere con la mamma la carta per i regali, e di passare con lei i pomeriggi a confezionare pacchetti: felici di aiutare i bambini più piccoli a tenere vivo un sogno la cui verità non era essere “reale” ma di impedire davvero che ogni ombra di cinismo oltrepassasse la soglia del cuore. E durava più di una sera, la convinzione che a Natale fossimo tutti più buoni.
Tratto da METRO