Le Lettere di Nicola Sparvieri – Il muro abbattuto parla di noi
La caduta del Muro di Berlino, di cui celebriamo oggi il trentennale, non è soltanto l’esito del fallimento politico del Socialismo Reale, di una classe politica ormai bollita che si era ridotta solo al più bieco politichese arido e ottuso con dissidenti silenziosi trattati con brutale violenza reazionaria.
No, la caduta del muro rappresenta qualcosa di molto più profondo. Essa incarna il fallimento definitivo di un razionalismo semplicista che proponeva finalmente il raggiungimento di una Società Giusta per tutti, applicando delle semplici regole sociali inderogabili, quali l’eliminazione della Proprietà Privata, la Casa e il Lavoro, gestito Collettivamente, e Uguali condizioni di vita per tutti. Questi Principi vengono attuati mediante la gestione rigorosamente centralizzata dell’Economia e di tutti i mezzi di Produzione e l’assoluta mancanza di Dissidenza Interna.
Ma non basta. La Società qui sopra descritta non è “nativa” in una Nazione fuori dalla Storia, ma si sviluppa, tramite una Rivoluzione, in uno Stato che è, in quel momento, il risultato di una sua Storia pregressa. Una Storia nella quale le Classi Sociali quali l’Aristocrazia, il Clero, la Borghesia e il Proletariato (rurale e industriale) si scontrano tra loro. In questo modo la Storia stessa dell’Umanità viene interpretata come lo “sforzo” di ottenere l’Egemonia Economica di una Classe su tutte le altre.
Questa idea della Società e dell’Egemonia del Proletariato su tutte le altre Classi, è stata sviluppata da Marx e Engels a metà ottocento e, come tutti sappiamo, ha trovato concreta realizzazione in Russia, a inizio novecento, a seguito della Rivoluzione Bolscevica condotta principalmente da Lenin. Lo Stato che ne è derivato, l’ Unione Sovietica, è quindi il primo esperimento di “Socialismo Reale” nel Mondo.
Va da sé che una “Cosa” del genere, nascendo da una rivoluzione, può essere esportata in qualunque Stato del Mondo. Ed è qui che nasce il Potere Destabilizzante del Socialismo Reale e la conseguente reazione delle Altre Nazioni. Partiti Comunisti, collegati all’Unione Sovietica, nascono ovunque insieme alla reazione anticomunista di tutti i Paesi che si sentono minacciati.
La Germania di Hitler, il comune nemico nazista, consente una paradossale, temporanea, alleanza tra i due antagonisti. Ma, finita la Seconda Guerra Mondiale, le ostilità riprendono più forti di prima. Il Mondo viene proprio diviso in due Blocchi convenendo perfino sui confini delle zone di influenza e da allora fino alla caduta del Muro di Berlino è Guerra Fredda tra i Sovietici e il cosiddetto Mondo Libero.
Indubbiamente è bella l’Idea di voler realizzare una Società Giusta, direi che è un anelito stupendo da avere. L’Umanità non è nuova a questo genere di cose. Platone parlava di uno Stato governato dai Filosofi e cercò praticamente di realizzarlo a Siracusa anche a suo rischio personale. La Politica ha questo fine e cioè arrivare a una Società Giusta con uno dei due modi per realizzarla: passando attraverso una Rivoluzione più o meno violenta in cui il Passato si abbatte e viene ricostruito il Nuovo oppure accettando un processo più lungo ma meno aggressivo che è quello delle Riforme che, con piccoli cambiamenti, arriva più lentamente allo stesso risultato. Chiaramente nello scegliere la via Riformista è necessario che (almeno sui Fondamentali) tutti i Governi che si succedono abbiano le stesse finalità. Questo purtroppo non è sempre così e spesso ci si ritrova a compiere larghi cerchi inutili ritrovandosi alla fine al punto di partenza. Questa frustrazione può determinare spinte verso un maggiore autoritarismo dei Governanti per vedere se finalmente cambia qualcosa.
Molti in buona fede hanno creduto veramente al Socialismo Reale. Anche io per un po ne sono rimasto affascinato. Sento comunque di provare un profondo rispetto per chiunque in buona fede lotta per migliorare le condizioni dell’Uomo. Il punto, però, è che nello sforzarsi di compiere il bene si possono anche produrre milioni di morti!
Ma dov’è l’errore? In quale punto l’Analisi ha difettato? Perché, dopo aver applicato con precisione la ricetta indicata dal Filosofo del Comunismo, non si è raggiunto il risultato sperato?
Il punto è che l’Uomo non si può ridurre semplicisticamente a un insieme di bisogni da soddisfare, come se farlo mangiare, dargli una casa e farlo vivere in una pace sociale forzata risolva tutti i suoi problemi. L’Uomo ha una complessità molto più elevata di questo. Ridurre tutto a un problema economico e monetizzabile vuol dire pensare all’Uomo come a poco più che un animale cui devi dare ogni giorno da mangiare, cambiare l’acqua e pulire la gabbietta. Non c’è soltanto la dimensione corporea e mentale ma anche una innata e incontenibile esigenza di libertà che non si può in alcun modo limitare, e possono anche passare settant’anni e milioni di morti, ma verrà comunque fuori per abbattere qualunque muro.
Da un lato, e lo dico senza cinismo, è un bene che siamo passati dall’esperimento del Socialismo Reale e ne abbiamo verificato il fallimento. Forse era necessario passarci, dovevamo farlo per essere certi che non è questa la via. Ma ora lo sappiamo e non dobbiamo dimenticarcelo più.
Nicola Sparvieri (Roma, 1959), sposato, nove figli, vive e lavora a Roma. Laurea in Fisica. Per interesse ed esperienze personali segue le vicende del cattolicesimo nelle sue relazioni con la Scienza e la Società. Ha un blog