Le Lettere di Renato Pierri – Ebrei, popolo eletto. Ancora oggi?
«Noi siamo particolarmente sensibili alle vicende degli ebrei perché il loro destino è metafora di ogni destino umano quando accetta di diventare “figlio di Dio”, “popolo di Dio”. Con la differenza che chi di noi accetta questo senso ulteriore per la propria vita, lo sceglie, lo decide, invece per l’ebreo è un destino consustanziale alla sua vita… La differenza tra me è un ebreo però è che mentre io tutto ciò me lo sono scelto, un ebreo invece no. Un giudeo nasce giudeo come io nasco italiano, ma mentre io sono solo me stesso l’ebreo incarna sempre il senso di una vita come scelta da Dio, come vocazionale, e ciò avviene anche se fosse ateo, anche se rifiutasse tutto ciò come non vero o come leggendario. Gli attentati contro gli ebrei sono peggio degli attentati contro tutti gli altri uomini perché la loro non è semplicemente “la vita” ma è sempre una vita riferita alla nostra. Loro sono un simbolo, e la vita simbolizzata siamo noi. Quella di Israele è per essenza una vita che fa i conti con la propria vocazione, sia quando la sceglie sia quando la rifiuta».
Parole tratte da un articolo di don Mauro Leonardi apparso sul blog “Come Gesù” il 10 ottobre. Ovviamente don Mauro non riferisce il suo pensiero, ma il concetto che gli ebrei hanno di sé. Non so se per davvero gli ebrei credenti pensano d’essere diversi dagli altri popoli agli occhi di Dio, ma se è così, significa che cadono in un equivoco. Il fatto che Dio, in un determinato periodo storico, si sia servito di un popolo per comunicare con gli uomini tutti, per rivelare se stesso all’umanità, non significa che oggi, ai suoi occhi, gli altri popoli siano diversi. Ovviamente ogni popolo è diverso dagli altri per storia, costumi, leggi e via di seguito, ma non può essere diverso dagli altri popoli agli occhi di Dio. Sbaglierebbero gli ebrei credenti a considerarsi diversi, e sbaglierebbero i credenti d’altri popoli a considerarli diversi.
Renato Pierri
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