METRO – I sedicenni, il voto e la fiducia
Da qualche giorno si discute della proposta dell’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta di estendere il voto ai sedicenni. Rispetto a questa eventualità ho un atteggiamento ambivalente. Da una parte lo trovo un bel gesto di fiducia verso i nostri giovani: potrebbe significare coinvolgerli nelle scelte e accelerare il processo di svecchiamento politico del paese dando loro la possibilità di farsi sentire: è fin troppo noto che la malattia dell’astensione dalle urne riguardi soprattutto i più giovani. D’altra parte però vedo una contraddizione: se vogliamo far votare i sedicenni perché allora non renderli maggiorenni a tutti gli effetti? Ogni diritto comporta un dovere e se, sull’onda del Fridays For Future, riteniamo che i nostri giovani siano in grado di concorrere pienamente alle scelte della politica facciamoli allora maturi del tutto. Il che significa non solo avere la patente (perché un ragazzo che può entrare in cabina elettorale non può andarci guidando, se ne è capace?) ma avere anche piene capacità e responsabilità civili e penali. Sì è lottato per secoli per estendere il diritto di voto a tutti: adesso facciamo tutti capaci di portare tutto il peso del voto. Chi vota per chi va in Parlamento vota indirettamente anche per le leggi: che senso ha votare una legge che non può essere applicata a chi la determina? Il voto è un diritto, non rendiamolo un diritto banale.
Tratto da METRO