Blog / Scritti segnalati dal blog | 27 Agosto 2019

HuffPost – Fuga da Poggioreale, il carcere “incompatibile con la dignità umana”

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La relazione del Garante detenuti rileva condizioni “inaccettabili” nel penitenziariodi Napoli. Protesta il sindacato agenti: “Un sistema da abbattere”

Mentre proseguono incessantemente le ricerche di Robert Lisowski, il detenuto evaso ieri, 25 agosto, dal carcere di Poggioreale, non si placa la polemica sulle condizioni della struttura di detenzione di Napoli. Una serie di problematiche, si sottolinea da più parti, rendono la vita dei detenuti e degli agenti penitenziari ai limiti dell’umana sopportazione. Tante le criticità messe in evidenza. Gran parte di queste sono scritte nero su bianco nel rapporto del Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, che ha visitato la struttura a maggio 2019 e ha pubblicato la sua relazione il 21 agosto, pochi giorni prima dell’evasione. Altre sono state messe in evidenza dagli addetti ai lavori, con il sindacato autonomo della polizia penitenziaria che chiede “l’abbattimento del sistema penitenziario”, e dall’Associazione Antigone, che rileva non solo la carenza di agenti ma anche di educatori nella struttura partenopea.

Il rapporto del Garante: “In alcuni reparti condizioni di vita del tutto inaccettabili”

Le 24 pagine, diffuse sul sito del Garante, raccontano una situazione estremamente critica. In alcuni casi le condizioni di vita dei detenuti dell’unico carcere italiano che conta più di 2000 detenuti vengono definite – per usare le parole di Palma – “incompatibili con la dignità delle persone ristrette”. Si va dalle celle sovraffollate all’inverosimile (in alcune di queste coabitano addirittura 14 persone) alla carenza di spazi comuni, dalle difficoltà nella gestione dei colloqui delle famiglie alla mancanza di oggetti indispensabili per la vita quotidiana dei detenuti.

A fronte di una capienza massima di 1633 posti (ridotta di poco più di cento unità a causa di alcuni lavori nella struttura) quando il garante ha visitato il carcere erano presenti 2373 persone. La direttrice – che ha risposto al rapporto del garante con una relazione pubblicata sul sito Giustianews online – ha assicurato che da maggio ad agosto il sovraffollamento, che pure persiste, è stato ridotto di quasi 300 unità. Ma dalle carte del garante ciò non risulta. Viene, invece, messa in rilievo una situazione di estrema criticità per quanto riguarda le celle, troppo affollate soprattutto in alcuni settori. Al reparto Roma, ad esempio, si legge nel rapporto:

“Le stanze del tutto fatiscenti ospitano da 12 a 14 persone; la loro annunciata dismissione per avviare i lavori di ristrutturazione già finanziati si manifesta urgente. A mo’ di esempio, una stanza visitata dalla delegazione aveva 14 letti (quattro a tre piani e due a due piani) e tredici persone; era munita di una sola finestra e arredata con un numero di tavoli insufficiente per mangiare tutti contemporaneamente; l’unico bagno era, analogamente agli altri del reparto, in condizioni igieniche deplorevoli”.

Nel corso della sua ispezione Palma riferisce di aver trovato “del tutto inaccettabile le condizioni della sezione Milano sinistro piano terra”. Si tratta del settore in cui sono detenute le persone con difficoltà di movimento, perché malate o disabili:

Le stanze sono camerate ospitanti fino a 14 persone e sono state trovate in condizioni incompatibili con la dignità delle persone ristrette.

Scorrendo ancora le pagine del rapporto si legge delle rete antigetto rotta in alcuni punti e sostituita con “un pezzo di rete del letto, costituito da una lastra di metallo con dei buchi” che “comporta una forte riduzione di luce e dell’aria in un ambiente molto sovraffollato e molto utilizzato a causa della mancanza di altri spazi”. 

Anche la situazione del reparto isolamento viene descritta come molto problematica. Si legge nel rapporto che i detenuti in alcuni casi sono costretti ad appoggiare il cibo a terra o, nella migliore delle ipotesi, sul letto, perché non hanno gli armadietti. 

Raccapricciante è il racconto delle condizioni del reparto “di transito”, quello, cioè, dove vengono collocate le persone in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto o dell’interrogatorio di garanzia:

Al momento della visita erano presenti in tre e la delegazione ha potuto verificare che con il kit di ingresso (composto di coperta, lenzuola, spazzolino per i denti, piatto, brocca e bicchiere) veniva fornito un solo paio di posate del genere usa e getta, facilmente deteriorate dopo il primo pasto: dal secondo giorno di permanenza in poi, le persone erano costrette a mangiare con le mani o dovevano contare sulla cortesia delle persone detenute nelle altre stanze che offrivano le posate che avevano acquistato.

 Questa situazione, precisa il garante, è stata risolta immediatamente. E la stessa direttrice nella sua relazione ha assicurato che si è trattato di un disguido. Irrisolte, invece, sembrano essere altre problematiche. Tra queste, nella lunga lista stilata dal garante, si notano la carenza di offerta lavorativa per i detenuti e le discriminazioni subite dai detenuti omosessuali da parte di alcuni agenti penitenziari. Sulla prima questione, la direttrice Maria Luisa Palma tiene a sottolineare i numerosi progressi fatti rispetto all’anno scorso. Per quanto riguarda il secondo punto, nella sua relazione, il vertice di Poggioreale osserva: “Sarebbe opportuno che tali riscontri fossero portati specificamente a conoscenza della direzione per consentire il perseguimento di tali comportamenti. Allo stato si è portati a pensare che ciò non avvenga”

Il sindacato degli agenti penitenziari: “Operiamo in una situazione indegna. Il sistema Poggioreale venga abbattuto”

Ai rilievi del garante si aggiungono la preoccupazione e l’allarme degli addetti ai lavori. Il segretario del sindacato di Polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo ha provocatoriamente  parlato della necessità che l’istituto di Poggioreale “venga abbattuto” e chiesto la rimozione del capo dipartimento. Sentito ai microfoni del Tgr Campania, dopo aver denunciato “le condizioni disumane in cui anche la polizia penitenziaria è costretta a lavorare”, ha precisato: “Il sistema Poggioreale è da abbattere. Non è pensabile costringere i detenuti in una situazione del genere, ma soprattutto gli operazioni penitenziari ad operare in una situazione indegna”. Nel pomeriggio ha annunciato all’AdnKronos che la protesta di alcuni suoi colleghi arriverà sul tavolo di Mattarella: “Oggi pomeriggio, da 12 diverse città italiane, partiranno le tessere elettorali di 50 poliziotti penitenziari, indirizzate al Presidente della Repubblica. È la nostra protesta contro i vertici del Dap e contro la politica che si sono completamente disinteressati”.

Antigone: “L’emergenza non solo le evasioni ma le condizioni di chi vive nelle carceri” 

Al coro delle proteste si aggiunge anche l’associazione Antigone. Il vero problema delle carceri italiane, spiega Alessandro Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione, non sono le evasioni ma la situazione in cui sono costretti a vivere i detenuti: “In Italia, ogni anno, ci sono casi di evasione ma sono davvero pochi. In media, ogni anno, escono legittimamente dal carcere 60mila persone e meno di dieci escono illegittimamente. Queste ultime vengono riprese, peraltro, in tempi molto brevi. Quindi, l’emergenza non sono le evasioni ma certamente le condizioni di chi vive lì dentro e una politica che dovrebbe fare più attenzione alle proprie carceri, a cosa accade dentro, e a farli funzionare piuttosto che agitarsi dinnanzi isolati episodi come questo. La situazione del personale è, in generale, critica in tutto il Paese: sulla carta viene stabilito un determinato organico mentre nella pratica è inferiore”. In Italia va meglio rispetto ad altri Paesi, ma a Poggioreale ci sono meno agenti di quanti ne servirebbero. E sono in quantità inferiore, in proporzione, rispetto ad altre carceri italiane: “La situazione di Poggioreale è un pò diversa: tra gli istituti da noi visitati, dove in media ci sono 2,1 detenuti per agente di polizia, Poggioreale ne vede impegnato uno per 3,1 detenuti”, conclude Scandurra, che sottolinea la mancanza non solo di agenti, ma anche di educatori.

Tratto da HuffPost