Le Lettere di Luciano Sesta – Il discorso di Conte e l’ennesima (beffarda) vittoria di Salvini
Ho sempre avuto simpatia per la figura di Conte. Ma se il premier dimissionario, ieri, anziché regolare i conti con Salvini in forma così diretta e personale – lo aveva del resto già fatto, e bene, in una lettera aperta – avesse insistito sulla comune irresponsabilità di Lega e 5 Stelle, avrebbe assunto una posizione istituzionale davvero superiore a quella della sua litigiosa maggioranza di governo. Avrebbe inoltre costretto tutti noi a riconoscere che il suo ormai proverbiale “equilibrio” non era affatto subalternità nei confronti di Salvini, ma incarnazione dell’unità che il governo avrebbe dovuto perseguire e che, a causa della sua spaccatura, non ha voluto/potuto perseguire.
Ora che, invece, il garbo del professor Conte è stato usato, fra dotte citazioni di Federico II, di Habermas e di Buber, quasi in forma di ritorsione per affossare il “bacia-rosario” dalle politiche spicce, il sospetto che si trattasse sin dall’inizio non di “equilibrio”, ma di debolezza, appare purtroppo più fondato.
Dovrebbero ricordarlo tutti coloro che oggi esultano, scoprendosi improvvisamente pro-Conte solo perché da sempre anti-Salvini. Prigionieri di una preoccupante “personalizzazione” della politica, che è proprio Salvini ad aver imposto nel dibattito pubblico, e da cui ieri anche Conte, nonostante la sua tradizionale sobrietà e “impersonalità”, ha finito per essere travolto.
Davvero peccato. Un discorso più “istituzionale” che “personale” avrebbe tolto a Salvini la soddisfazione di percepirsi, oggi più di ieri, come l’unico rimasto ancora a contrastare, in nome del popolo italiano, gli inciuci della vecchia politica attaccata alle poltrone. E si sarebbe visto molto meglio, se era questo il messaggio che si voleva trasmettere, quanto il leader della Lega sia stato l’incauto “responsabile” della crisi di governo piuttosto che il suo eroico “protagonista”…
Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica