Le Lettere di Terry – Le “dinamiche del bene” non ci appartengono e ci scompigliano
Nel moto ondivago della vita, sono da un po’ in una fase discendente e forse sto toccando qualcosa che somiglia al fondo, o almeno lo spero, per riuscire a darmi la spinta per rialzarmi verso l’alto. Prendo tutto come una tosta esercitazione di Fede in Dio, di fiducia nella Provvidenza e di capacità di abbandono. Devo dire che, nonostante tutto mi sento accompagnata, perché le carezze della Provvidenza ogni tanto arrivano, ma ieri pomeriggio mi ha letteralmente ribaltata.
Un’onda di Bene totalmente inaspettata, sia nella sua natura che nella sua provenienza, mi ha travolta e questa mattina, nelle ore dell’alba che io dedico alla cappella che tengo nel cuore, non riuscivo a pregare, perché restavo attònita a contemplare il Bene ricevuto, cercando di farlo mio.
Mi tornava in mente con insistenza il passaggio biblico del “c’è un tempo per dare e un tempo per ricevere”, io sono ineluttabilmente nel secondo e non ci sono abituata: mi fa strano. Essere così fragili da aver bisogno degli altri, mortifica l’ego, è l’occasione per stritolare l’orgoglio ed esercitare l’umiltà: tutto questo brucia come il sale sulle ferite.
Questa “sberla” di bene mi ha rintronata e davvero questa mattina non riuscivo a far altro che contemplarla. Una mia amica buddista mi ha detto che è il bene fatto che mi ritorna e può anche essere vero, ma questa persona la conosco da poco e verso di lui ho avuto solo le normali cortesie professionali di chi frequenta lo stesso gruppo di networking, quindi ho fatto ancora più fatica ad accettare il suo aiuto spontaneo e non richiesto.
Ho percepito il cuore e la gratuità con cui l’ha fatto e dato che so come ci si sente quando si fanno questi gesti, sapevo che nel rifiutarlo lo avrei ferito e avrei sbagliato. Lui era felice di aiutarmi e io sapevo, sentivo che non vi erano secondi fini, cosa tra l’altro confermata da lui poco dopo.
Allora stamane osservavo le dinamiche di queste carezze della Provvidenza: tempo fa ne ricevetti un’altra gigante da persone che non mi conoscevano. Io ne ero la beneficiaria, ma il motore del loro gesto era di gratitudine verso il bene ricevuto da un amico comune; lui aveva parlato di me e loro si sono prestati a darmi una mano senza neanche conoscermi, perché era lui che lo chiedeva loro.
Domani con lo stesso meccanismo io aiuterò una donna straniera in difficoltà col permesso di soggiorno a trovare lavoro: io lei l’ho vista solo una volta, ma una comune amica sono mesi che sta cercando di aiutarla e ogni tanto mi chiede qualche consiglio. E quindi – come me ieri pomeriggio – domani questa ragazza straniera riceverà un aiuto da una persona che conosce a stento.
Ho poi in mente altre due carezze della Provvidenza che arrivano in modo inaspettato da persone quasi sconosciute e il pensiero che mi viene automaticamente è che “conviene” star vicino a persone buone, perché si finisce per godere – anche solo di riflesso – del bene che loro fanno. Forse non è un bel pensiero perché è utilitaristico, ma mi è venuto così.
E così osservo tutto questo Bene che viaggia tra di noi con logiche che non ci appartengono, ma che ci avvolgono e ci scompigliano i capelli, ma con dolcezza. E sento “il soffio dello Spirito che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va”. Questo respiro penetra nella creatura animandola nella creazione, e nonostante il male che cerca di abbatterla. E questa mattina la contemplavo, come si fa con un paesaggio mozzafiato per il quale non si può non rendere grazie a Dio.
La mia Fede in Dio e nella Sua Provvidenza mi portava a visualizzare il bene che desideravo ricevere in circostanze o situazioni che il mio cervellino riusciva ad immaginare o costruirsi, ma Lui ti spiazza e ti stupisce, si diverte a sorprenderti e a superarti nel bene che immagini, con un Bene che ti supera e che, in un’espressione che amo di S. Josemaria, “va al di là dei miei sogni più audaci”: mai avrei potuto immaginare la circostanza di ieri. E io me lo immagino Lui da lassù che si diverte a sorprendermi e che è felice della mia gioia e della mia gratitudine. E allora capisco quando negli anni mi sono sentita raccomandare di lasciarLo fare e di lasciarmi amare: ma perché siamo così imbranati a farGli spazio?
E tutto questo non toglie nulla al peso della situazione attuale che permane e della cui fine non ho visibilità, ma Lui mi è testimone che tutto quel che potevo fare in passato e che ogni giorno posso fare, lo metto continuamente in campo e forse è proprio quando noi siamo ai minimi termini che Lui riesce finalmente a provvedere a noi. L’altro giorno leggevo questo aforisma che trovo magnifico:“I nostri limiti segnano il confine con lo spazio in cui Dio agisce nella nostra vita”
In passato sono rimasta molto colpita da una lettura che 5 anni fa stava alla base di questo post che scrissi sul mio facebook: “La grande guerra sullo sfondo; un diario di vita interiore e la guerra che non appare….se non come lo sfondo di scenografia, mentre ciò che è veramente importante accade sul palco…..il palco della propria vita interiore. Un modo per dire che quando Dio è al centro, tutto il resto passa in secondo piano. Quando il baricentro della propria anima è ancorato in Cielo….quel che accade intorno a noi, guerra mondiale che sia, è intorno…..e l’IO rimane saldo! Fantastico! Questa sì che è libertà! Ho sempre anelato a questa libertà e per tutta la vita continuerò a tentare di acchiapparla: oggi mi ci sento momentaneamente più vicina.
Perché quando ci si sente voluti bene, ci sentiamo forti, nonostante tutto, e io mi sento un pochino più protetta. E io devo dire che di affetto ne sto ricevendo, anche da persone “insospettabili”, nel senso che non sono gli amici storici di una vita, ma delle new entries che mi sorprendono, con un paio d’ore dedicate, un pranzo offerto “perché non è bene che tu sia sola”, la sorpresa di ieri pomeriggio e così via.
Io non lo so se il mio amico di ieri pomeriggio vive un suo rapporto con Dio o in che modo, perché non ne abbiamo mai parlato, ma mi domando se si rende conto, con il suo buon cuore, di essere stato strumento di Dio.
Noi – chi più chi meno – abbiamo la presunzione di essere protagonisti pure del bene che riceviamo, vogliamo immaginarcelo e sognarcelo “come diciamo noi”, ma Lui va ben oltre! E proprio ieri avevamo la parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci per cui “dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci”: il colmo dell’abbondanza! Le dinamiche del bene non ci appartengono, ma possiamo riconoscerle e farne parte.
Io penso che ogni volta che un essere umano è capace di amare e fare del bene in modo gratuito è partecipe della natura di Dio: anche se non lo sa, in quel momento diventa partecipe e protagonista del piano di creazione di Dio, diventa co-creatore, molto più di quanto posso riuscirci io tante altre volte, sgarruppata “devota miscredente” quale sono.
La mia guerra dello stare al mondo imperversa, ma la mia mente e il mio cuore sono rapiti dalla contemplazione di questo Bene che non mi aspetto e mi sorprende, nonostante tutto.
Radicata a Milano, ma cittadina del mondo. Prima di tutto sono mamma, purtroppo single da quasi subito. Contrariamente al mio sogno di essere moglie e madre di una famiglia numerosa, la vita mi ha costretta a diventare capo-famiglia single, una professionista e ora pure imprenditrice. Da sempre svolgo lavori di “servizio alla persona” e, al di là dei più diversi ambiti professionali così attraversati, il comun denominatore è che mi appassiono al cuore delle persone che incontro, alla loro storia e al loro vissuto. Per me la scrittura è introspezione e il confronto è crescita. Amo definirmi devota miscredente perché il mio cammino è strano: a gambero, a zig-zag, non scontato, non sempre ligio, in ricerca, nel quale però cerco sempre di avere onestà intellettuale.