Lorenza Sebastiani – Ti riconosco, finto seduttore
Segnalo al blog questa inchiesta di Lorenza Sebastiani sul numero di Grazia questa settimana in edicola sulle truffe romantiche perpetrate attraverso i social: killer dell’anima che prima ti seducono e poi ti chiedono soldi. Buona lettura
Il gentiluomo francese, il militare di carriera, il medico di guerra. Sono le identità fittizie usate più spesso da chi sui social o in chat inganna la sensibilità femminile per ottenere denaro. Cinque donne raccontano la loro esperienza e come proteggersi dalle truffe affettive
Si presenta come l’uomo perfetto. Da quel che raccontano le donne raggirate, lui sa ascoltare, è galante, colto, non la butta subito sul sesso e si lancia in promesse di una vita insieme. Ma si fa conoscere solo sui social, in chat e con videochiamate. È virtuale e punta solo ai soldi. Sono almeno 6.000 le donne vittime di questi incontri, che hanno portato alle truffe affettive, che si sono rivolte negli ultimi anni alla Associazione contro le cyber truffe online, Acta, dopo aver perso in media 50 mila euro a testa, per un valore economico che avrebbe raggiunto in Italia i 100 milioni di euro. Nel 2018, secondo un rapporto dell’Fbi, la polizia federale americana, il fenomeno dei raggiri sentimentali ha comportato negli Stati Uniti perdite superiori a 2 miliardi e 400 milioni di euro. Nel nostro Paese, in queste settimane, se ne è discusso molto in tv, prendendo spunto dalla vicenda del finto matrimonio della showgirl Pamela Prati, nella quale è stato evocato questo tipo di raggiro. E, purtroppo, c’è stata anche una vittima. Caterina Sansoni, 67 anni, milanese, sarebbe morta per le conseguenze sulla salute di un inganno di natura sentimentale. «Le truffe affettive colpiscono donne di ogni ceto sociale», spiega Jolanda Bonino, Presidente di Acta. «Sposate o single, manager, insegnanti, psicologhe, così come commesse o pensionate: chiunque può cadere nella rete. Sarebbe sbagliato ritenere che queste persone siano delle ingenue: chi colpisce è molto abile nell’individuare la vulnerabilità emotiva che ciascuno di noi ha». Gli approcci in Rete sono simili in tutti i casi. «Mi ha chiesto l’amicizia sui social un bel signore che parlava francese», racconta Maria Grazia Bortolussi, assessore ai Servizi Sociali a Limido Comasco (Como). «Faccio politica da dieci anni e abbiamo iniziato a scambiare i nostri punti di vista sul presidente americano Donald Trump e quello francese Emmanuel Macron. Lui mi ha persino mandato dei fiori due volte». Alcuni truffatori, per risultare più credibili, effettuano video chiamate alla vittima, ma utilizzano immagini manipolate. «Dopo varie richieste di denaro», racconta Bortolussi, «che non avevo accettato, è arrivata la conferma del raggiro. L’uomo mi ha chiesto di incassare per conto suo un assegno francese di 9.000 euro e di anticipargli in Africa 4.000 euro. La transazione in Italia richiedeva 10 giorni, durante i quali lui mi ha fatto una enorme pressione per avere quell’anticipo. Non gliel’ho dato, ed è stata una fortuna perché l’assegno si è poi rivelato falso». L’assessore ha respinto un tentativo di truffa molto comune, quello del fascinoso francese di età matura. Altre volte il raggiro inizia con la richiesta di amicizia, spesso su Facebook e ultimamente anche su Instagram, da parte di un militare in divisa. Ma, contrariamente alle apparenze, ad agire non è una persona isolata bensì un’intera organizzazione, spesso africana, con base in Costa d’Avorio, se la lingua scelta è il francese, Ghana o Nigeria, per l’inglese. Valentina Gatto, 39 anni, spiega come abbia ceduto alle richieste, perdendo 8.000 euro in una truffa affettiva. «Sono piuttosto chiusa di carattere, ma lui da subito ha cercato di far breccia sul mio lato emotivo», ricorda. «Mi mandava frasi romantiche, stralci di romanzi, canzoni. Diceva di essere un architetto, di aver appena subìto un tradimento dalla fidanzata. Mi chiese anche di vederci in videochat e di spogliarmi per lui, davanti all’obiettivo. Non l’ho fatto e l’ho bloccato, impedendogli di scrivermi ancora. Non è bastato. Lui ha trovato il modo di ricontattarmi». È seguito un copione abbastanza comune. Lui sostiene di essere andato per lavoro in Africa, lì viene rapinato o si ammala. Fa parlare la donna italiana al telefono con un finto medico. E Valentina, arrivata a questo punto, si è commossa, e ha pagato la somma che le è stata chiesta. «Diceva che ero la sua unica speranza. Ma per lui, in un mese, ho perso otto chili: mi sentivo un robot nelle sue mani», spiega lei. «Quando lo bloccavo su Facebook, l’uomo ricompariva su altri social. Ha persino scritto a una mia amica, per convincermi a tornare da lui». Per chi combatte le truffe affettive, questo comportamento non è una sorpresa. «Questi uomini sono sempre galanti e ti riempiono di affetto», spiega Bonino. «Ti fanno sentire bella, ascoltata, perciò quando lui incappa in una serie di problemi, e ha bisogno di soldi, tu vuoi solo aiutarlo». Silvana Cillo ha avuto a che fare con un uomo che si descriveva quasi come un eroe. «Avevo 63 anni, sono sempre stata una casalinga, e un giorno mi ha contattato un finto chirurgo inglese, che sosteneva di fare interventi chirurgici in Siria», racconta la donna. «A me diceva di voler aprire un ospedale anche in Italia e mi ha prospettato un futuro insieme. Poi è arrivata la richiesta di ritirare per lui un suo bagaglio pieno di effetti personali. Mi rifiutai, ma lui mi ossessionava. Per questo ritiro avrei dovuto anticipare circa 1.000 euro. Non li avevo, però alla fine ho venduto alcuni oggetti d’oro. Una volta pagato, ho ricevuto una richiesta di altri 3.500 euro per un problema di spedizione. Allora mi sono resa conto che era una truffa. Quando l’hanno saputo i miei figli, ho provato una vergogna atroce. Per fortuna hanno capito che avevo subìto una delusione profonda». Teresa Scerra, 75 anni, pensionata torinese, truffata per due anni, ha perso 45 mila euro. Un finto generale americano l’ha contattata e, dopo aver creato un rapporto di amicizia con lei, ha parlato dei suoi problemi nel sostenere le spese scolastiche del figlio. Teresa ha venduto l’auto e si è indebitata per lui. Quando ha smesso di pagare, e ha denunciato, ha perfino ricevuto minacce per mesi. Invece Patrizia P., 57 anni, ha perso 3.000 euro. «Mi è successo sei anni fa, il mio è stato uno dei primi casi in Italia: lui si spacciava per ricercatore minerario in Africa», spiega. Difendersi da questi virtuosi dell’inganno è difficile. «Sono criminali addestrati a fare leva sui nostri interessi personali, ricavati da quello che condividiamo sui social», spiega Francesca Cenci, psicoterapeuta di coppia. «La prima reazione è negare di avere subito una truffa. Poi ci si vergogna e si rischia di cadere in depressione. L’unico modo per difendersi è informarsi, sapere come funzionano le truffe affettive ed essere consapevoli che molte di noi hanno un punto debole in cui possono essere colpite».
Tratto da Grazia numero 24 del 30 giugno 2019