METRO – Una società così chiusa fa paura
La storia della giovane di Monterotondo è una storia già nota, troppe volte vista e sentita. Un marito e un padre violento e tutti lo sanno. Denunce ai carabinieri poi ritirate e tutti sanno perché. Occhi neri che al pronto soccorso diventano “sono caduta” e tutti sanno che non è così. Ma, se non si ha la forza d’intervenire e si rimane in una forzata ipocrita normalità, le cose sono destinate a peggiorare, non a guarire; e così quando tuo padre esagera ancora una volta e tu per difendere nonna e mamma, colpisci, finisci dai carabinieri. Una tragedia infinita. I figli della violenza domestica subiscono tre volte violenza: quella in casa, quella da parte di tutti che sanno e sono indifferenti, la violenza della giustizia che non prende provvedimenti e alla fine ti mette sul banco degli imputati. Spero che Debora venga prosciolta e aiutata a tornare ad avere fiducia negli altri e nello Stato. Non sarà facile convincerla che ci sono luoghi sicuri, istituzioni che ascoltano, vicini di casa che dicono: “vieni quando vuoi”. Si legge che tutti sapevano. E allora ci voleva qualcuno che stesse vicino, desse conforto, provasse qualche ipotesi di soluzione. Magari anche un prete che aiutasse a sporgere denuncia verso quell’uomo violento che invece di incontrare la morte forse avrebbe potuto fare un percorso di cambiamento. Una società così chiusa all’aiuto mi fa paura. Davvero paura.
Tratto da METRO