Le Lettere di Nicola Sparvieri – Per Obbedire bisogna essere Liberi
“Prima il Dovere e poi il Piacere” ci veniva scandito dai nostri genitori quando ai compiti a casa volevamo anteporre la partitella a pallone con i compagni di scuola. Veniva così definita una scala di priorità che una volta assorbita, avrebbe costituito una gerarchia di valori preziosa per le successive tempeste della vita. Oggi i nuovi sapienti della TV ci hanno informato che con i figli bisogna essere amici e non autoritari e così facendo creiamo delle persone con difficoltà ad autodefinire una precisa identità di ruolo e con scarsa capacità di resistenza alle normali difficoltà della vita.
La figura del Padre, l’Autorità per definizione, ha perso importanza anche grazie a un male interpretato femminismo che ha snaturato le caratteristiche delle donne inseguendo una mascolinizzazione che nulla ha a che vedere con la emancipazione, anche sociale e politica, del meraviglioso e affascinante mondo femminile. Se le donne decidono di “diventare uomini” gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: ciascun ruolo ha perso il suo contenuto e le nuove generazioni hanno difficoltà a vedere dei riferimenti chiari da prendere come modello. Ovviamente il problema di ricollocare il nuovo ruolo della donna non è facile e non voglio qui banalizzarlo, ma certo è che le “pari opportunità” hanno generato finora una grande confusione di ruoli e il problema mi sembra molto lontano dal considerarsi risolto.
Questo esempio dell’obbedienza nella educazione familiare o nelle strutture organizzate, come le organizzazioni sociali o aziendali, nelle quali l’obbedienza è “obbligata” da un sistema di regole o leggi che prevedono sanzioni alle contravvenzioni, è abbastanza scontata. Ma la situazione più interessante è quella in cui l’individuo è libero di scegliere tra più opzioni, nessuna delle quali rappresenta una contravvenzione a regole costituite. Questo è la “libera scelta” che ciascuno di noi compie in tutti quei casi nei quali dobbiamo esercitare la nostra Libertà e dirigere la nostra storia individuale attraverso i complicati intrecci della giungla della vita per arrivare alla destinazione che desideriamo raggiungere. È qui che viene esercitata la nostra Libertà ed è proprio in questo semplice e fondamentale esercizio che sorge la fatidica domanda: a chi o cosa dobbiamo obbedire se non abbiamo regole esterne cui riferirci?
Molti a questo punto non ce la fanno a portare il peso della Libertà e allora ricorrono a “un aiutino”, cioè a qualcuno che li aiuti a discernere e a capire meglio, se non addirittura a scegliere al loro posto. Cambiare lavoro, fidanzarsi, votare un partito, gestire la crisi matrimoniale, acquistare un bene o altro viene spesso delegato a un amico di fiducia, un confessore o uno psicologo. Intendiamoci bene: niente di male a prendere consigli da chiunque, ma altro è riferirsi per farsi una idea, altro è delegare una scelta. È ovvio che questo è un lavoro difficile e stressante e molte dittature si avvantaggiano nel togliere la Libertà individuale a volte vista come rilassante semplificazione. Tuttavia lo specifico della Dignità dell’Uomo sta proprio nell’esercizio della sua Libertà.
E allora a chi obbedire quando non devo obbedire a nessuno?
Molti ritengono che la regola sia quella di confermare azioni coerenti con il ruolo che si occupa. Un prete deve fare cose che siano coerenti col suo stato. Stesso dicasi per gli sposati, gli studenti, i lavoratori ecc. i comportamenti sono in tal modo determinati dall’appartenenza al tuo ruolo o alla tua organizzazione. Quelli che vivono con radicalità una Fede ritengono che sia buono esercitare la propria Libertà cedendola deliberatamente a qualcuno che ritengono inviato da Dio per loro e cui intendono Obbedire come strumento di salvezza e di progressione spirituale. Il voto di Obbedienza monastico, insieme a quello di Castità e Povertà, costituisce un perno fondamentale della vita consacrata.
Altri ritengono che la radice del comportamento etico stia nel formare dentro la nostra Coscienza una sorta di controllore in grado di agire quando nessuno ci controlla da fuori. Se il semaforo è rosso e c’è un vigile non passo, ma se il vigile non c’è scatta la tentazione. Costruirsi un vigile interno consente di osservare le regole sempre. La Coscienza diventa in fondo una Autorità che mi controlla sempre.
Ma non passerò mai col semaforo rosso? E se fosse necessario farlo per causa di forza maggiore o per semplice capriccio? La vita non può diventare una pura routine di osservanza di regole ma occorre che le regole siano rese valide o invalide continuamente in base alla situazione che si sta vivendo, sia ambientale che interiore. La capacità di sapersi mettere in gioco anche in modo trasgressivo, se necessario, è anche questo esercizio della Libertà. L’obiezione di Coscienza costituisce un caso evidente di questo aspetto. Se una regola costringe a compiere una azione impossibile per la Coscienza individuale tale azione non viene eseguita, costi quel che costi. Un soldato può rifiutarsi di compiere un ordine mostruoso o un medico può rifiutarsi di provocare un aborto. Negli Atti degli Apostoli Pietro e Giovanni, arrestati dal sommo sacerdote, dissero: “Giudicate voi stessi se è giusto, davanti a Dio, obbedire a voi anziché a Dio” (At 4,19). La scala delle priorità esistente può essere infranta da una “Fedeltà a se stessi” che conta più del resto.
In fondo la parola Obbedire deriva dal latino Audire cioè ascoltare. Naturalmente in ogni modo intendiamo vedere la cosa Obbedire significa sottomettersi ad una Autorità o a una Volontà, sia essa esterna e istituzionalizzata, piuttosto che a una Coscienza interiore che chiamiamo Fedeltà a se stessi. La seconda è più difficile da esercitare e necessita di quella maturità che ci ricorda quel “Conosci Te Stesso” iscritto sul tempio di Apollo a Delfi che fa riferimento a conoscere i propri limiti da una parte ma anche a ricordarti a quali valori profondi fa riferimento la tua vita.
Essere Fedeli a Se Stessi implica coraggio, perché può capitare che si debba passar sopra alle scelte fatte per una vita, a lasciare abitudini o comodità acquisite. Obbedienza è anche sinonimo di qualcosa che funziona bene, “una automobile che obbedisce perfettamente ai comandi” rappresenta anche quella consapevolezza di aver fatto la cosa giusta e di occupare finalmente il posto a te assegnato nell’ordine generale delle cose.
Nicola Sparvieri (Roma, 1959), sposato, nove figli, vive e lavora a Roma. Laurea in Fisica. Per interesse ed esperienze personali segue le vicende del cattolicesimo nelle sue relazioni con la Scienza e la Società. Ha un blog