Articoli / Blog | 26 Marzo 2019

Avvenire – Papa Francesco e i giovani: gesti sommessi e tonanti

Il Papa ha suggellato ieri a Loreto il Sinodo dei vescovi svoltosi a Roma lo scorso ottobre, firmando sull’altare della Santa Casa l’esortazione apostolica Chistus vivit che consegna, in forma di Lettera, il suo messaggio a tutti i giovani del mondo. Lo ha fatto dopo aver celebrato, lui da solo, una Messa apparentemente ‘piccola’, senza omelia, alla presenza di quattro giovani, una coppia di fidanzati e pochissime altre persone. Chi, come me, ha potuto guardare la diretta televisiva si è accorto di come il Papa cercasse, nell’umiltà di quella sua preghiera, la presenza di quella Giovane che con il suo sì di duemila anni fa aveva cambiato il mondo.

Firmare sull’altare della Santa Casa un documento che in genere viene firmato in Vaticano è un altro di quei gesti inusuali cui questo Pontefice ci ha abituato. Mi ha fatto tornare in mente quanto il Diploma di Teobaldo, a proposito dell’indulgenza della Porziuncola, racconta di San Francesco.

Allora, mentre il Santo usciva serafico dalla presenza del Papa, dopo avergli spiegato il sogno, si era sentito apostrofare da Onorio come «semplicione» perché non aveva preteso per sé alcun documento scritto. Allora Francesco aveva ribattuto: «Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo il notaio e gli angeli testimoni». Papa Francesco, come San Francesco, sa benissimo quanto un ennesimo documento rischi di essere ‘carta straccia’ a meno che quella carta non sia ‘la stessa Maria’. Con questo gesto, cioè, il Pontefice vuole dire che ogni cammino vocazionale è, in primo luogo, un dialogo tra l’uomo e Dio, come avvenne il giorno dell’Annunciazione per Maria. Perché non dimentichiamo che ‘il Sinodo sui giovani’ è stato, in verità, un sinodo sul discernimento vocazionale. Lo ha ricordato papa Bergoglio subito dopo la Messa quando ha parlato ai giovani dei tre momenti strutturali di ogni vocazione: l’ascolto, il discernimento, la decisione. Al di là di tutto infatti, ogni cammino vocazionale può iniziare correttamente, durare e giungere a buon fine, solo se Maria ‘ne è la carta’ cioè se ne fa garante. Non per togliere importanza ai ‘notai della terra’ quanto per non dimenticare che Maria è colei che, nel Figlio, ha portato l’umanità nell’eternità e fatto incarnare nel tempo la divinità. Esattamente quanto deve compiere a proprio modo ogni vita cristiana vocazionalmente vissuta.

Loreto è nelle Marche e nelle Marche non c’è nessuna grande città: è una regione a misura d’uomo come la Santa Casa, fatta di tre pareti – la quarta è l’altare – costruita con le povere pietre che arrivarono da Nazareth. E così, con poveri semplici mattoni, deve essere costruito ogni itinerario vocazionale che ha sempre l’obiettivo di mostrare come «Cristo, nostra speranza, vive». Cose semplici e concrete come quelle che il Papa ha suggerito, parlando a braccio, ai cappuccini che reggono la Basilica, quando ha raccomandato loro di tenere la chiesa aperta fino a «tarda serata, e anche a inizio della notte, quando i giovani vengono ». Non quindi una progettualità sullo stile delle grandi metropoli, ma quella fatta di tanti passi, piccoli come casette capaci di contenere «famiglie santuari d’amore». Papa Francesco non ha preferito Loreto per questi suoi gesti magisteriali sommessi e tonanti solo per essere in continuità con Giovanni Paolo II e papa Benedetto che scelsero quel luogo come sede di loro memorabili incontri con la gioventù, ma soprattutto perché quel 25 marzo di duemila anni fa Maria era giovane, era fidanzata, e concepì nel grembo il proprio Figlio, proprio lì in quella casa, da semplice promessa sposa, prima di andare a vivere insieme con lo sposo sotto il tetto coniugale (Mt 1,18). A lei il Papa ha chiesto di evitare ai fidanzati e a tutti i giovani di «cadere nella cultura dello scarto che viene proposto dalle molteplici colonizzazioni ideologiche che attaccano » chi voglia vivere l’intera vita sulle note dell’Amore. Le parole della Lettera verranno presto. Ma abbiamo già cominciato a udirle.

Tratto da Avvenire