Progetto Gionata – La chiesa cattolica e i preti gay. L’incapacità della gerarchia di fare i conti con la propria sessualità
Marco G. segnala al blog questo articolo, introducendolo così:
Dio chiama al Sacerdozio qualunque uomo perché Egli non fa preferenze di sorta, come ben riconobbe San Pietro: non ponga l’Uomo limiti alla Volontà e Provvidenza di Dio!
Articolo di Andrew Sullivan pubblicato sul sito del quindicinale New York (Stati Uniti) il 21 gennaio 2019, prima parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Non abbiamo dati affidabili sui sacerdoti cattolici gay. Il Vaticano ha condotto molti studi sul suo clero, ma non su questo particolare aspetto. Tuttavia, posto che negli Stati Uniti ci sono 37.000 sacerdoti, nessuna ricerca indipendente ha stabilito una percentuale minore del 15%, e alcune di esse azzardano la cifra del 60%. Le ricerche che ho collazionato convergono su una percentuale del 30-40% per i sacerdoti secolari e sensibilmente di più, forse oltre il 60%, negli ordini religiosi come i francescani e i gesuiti.
Questo fatto ci sta davanti come un gigantesco e insostenibile paradosso. Una Chiesa che nel 2005 ha bandito gli [aspiranti] sacerdoti che presentano “tendenze omosessuali profondamente radicate” e la cui dottrina ufficiale stabilisce che i gay sono “oggettivamente disordinati” e fortemente inclinati verso “un intrinseco male morale”, è composta, come pochissime altre istituzioni, di omosessuali.
L’enorme dissonanza cognitiva di tutto questo è sempre più difficile da sostenere. Negli ultimi trent’anni il collasso del nascondiglio cattolico, nella vita pubblica come in quella privata, ha reso la spropositata percentuale di sacerdoti gay molto più difficile da nascondere, ignorare o negare. Questo forte cambiamento culturale e morale ha non soltanto modificato la coscienza della maggior parte dell’America cattolica (di cui il 67% approva il matrimonio civile per le coppie omosessuali) e i sacerdoti gay (molti dei quali stanno per abbandonare), ma ha anche stracciato la coltre di silenzio che a lungo ha avvolto l’argomento.
Cinque anni fa papa Francesco pronunciò il suo epocale “Ma chi sono io per giudicare?” rispondendo a una domanda sui falli di un prete. [Ha detto poi il Papa nell’intervista alla Civiltà Cattolica del 2013]: “Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: ‘Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?’ Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo”. Nella bozza finale del Sinodo sulla famiglia del 2014 Francesco ha incluso un’esplicita menzione dei “doni e talenti” delle persone omosessuali, chiedendosi: “Siamo capaci di accoglierle?”. Queste frasi sono state approvate dal 62% dei padri sinodali; poco meno del minimo necessario, ma in ogni caso una prova del deciso cambio di tono della dottrina ufficiale cattolica.
È bastato per gettare nel panico la destra cattolica. Allarmati dalla possibilità che i divorziati risposati e le persone omosessuali ricevano accoglienza, i tradizionalisti hanno lanciato una feroce campagna di retroguardia contro il nuovo Papa, prendendo a bersaglio la presunta “mafia lavanda” che guiderebbe la Chiesa e collegandola, in modo inedito, con le orribili rivelazioni degli abusi sessuali che hanno cominciato a venire alla luce nel 2002. In modi sempre più diretti, i tradizionalisti sostengono che la radice degli scandali non è l’abuso di potere, la pedofilia, il clericalismo o le distorsioni psicologiche causate dal celibato e dall’omofobia istituzionale, bensì il semplice fatto di essere gay.
“Esiste una cultura omosessuale, non solo tra il clero, ma anche all’interno della gerarchia, la quale va purificata fino alle radici” ha dichiarato lo scorso agosto il cardinale americano Raymond Burke. Monsignor Robert Morlino, vescovo di Madison nel Wisconsin, era sulla stessa lunghezza d’onda: “È tempo di ammettere che esiste una sottocultura omosessuale nella gerarchia della Chiesa Cattolica, che sta portando una grande devastazione. Se mi permettete, la Chiesa oggi ha bisogno di odiare molto di più [il comportamento omosessuale], un peccato così grave che grida vendetta al cielo”. Michael Hichborn, capo della Fondazione Lepanto, un gruppo di estrema destra, invoca la “completa e totale rimozione di tutti i consacrati omosessuali dalla Chiesa […] Non sarà facile, e probabilmente ne risulterà una forte penuria di sacerdoti, ma lo sforzo verrà sicuramente premiato”.
L’ingloriosa caduta del cardinale Theodore McCarrick, uno dei più potenti prelati americani, sembra avvalorare le tesi di questa fazione. È risultato che McCarrick abbia abusato almeno di due bambini e molestato sessualmente (e impunemente) generazioni di seminaristi adulti. Sembra sia stato sia un pedofilo che un gay molestatore, ai vertici della Chiesa, noto per essere sessualmente attivo con dei seminaristi, per decenni protetto da molti e tollerato da altri nella gerarchia, inclusi gli ultimi tre Papi.
McCarrick è un boccone ghiotto per la destra. Nuovi media online, guidati da siti ultraconservatori come LifeSite News e Church Militant, si avventano su ogni fattaccio che abbia come protagonista i sacerdoti gay e sono molto letti in Vaticano. Un gruppo di facoltosi cattolici conservatori, il Better Church Governance (Regole per una Chiesa migliore) è persino andato a spulciare l’ortodossia, gli atti e, ovviamente, l’orientamento sessuale di ciascuno dei 124 cardinali che eleggeranno il prossimo Papa.
Naturalmente al centro di questa lotta ci sono i sacerdoti, i vescovi e i cardinali omosessuali, sballottati tra la relativa tolleranza rappresentata da Francesco e l’ostilità impersonata dal suo predecessore conservatore, Benedetto XVI.
L’Istruzione del 2005, che proibisce ai gay l’accesso al sacerdozio, è ancora pienamente in vigore ed è stata anzi confermata da Francesco nel 2016: il risultato è che quasi tutti i sacerdoti gay si nascondono per paura di venire presi di mira o sbattuti in mezzo a una strada, perché di omosessualità non possono nemmeno discuterne.
Loro intanto ascoltano mentre si parla di loro e su di loro vengono addossate tutte le colpe, spesso in termini molto offensivi, e sempre come se non fossero anche e soprattutto loro a mandare avanti la Chiesa: “Le cose in realtà sono peggiorate da quando Francesco è diventato Papa. Ora, prete gay significa abuso sessuale. È una caccia alle streghe” mi ha detto un sacerdote.
Testo originale: The Gay Church. Thousands of priests are closeted, and the Vatican’s failure to reckon with their sexuality has created a crisis for Catholicism.