Blog – Ma quanto vale il nostro blog?
Durante le due giornate in cui il nostro blog ha subito un attacco da hacker professionisti – detto in chiaro, significa che qualcuno ha pagato degli hacker perché facessero questo lavoro – diverse pensieri mi hanno attraversato la testa, e tutti ruotavano intorno alla domanda: ma chi me lo ha fatto fare di mettere in piedi il blog?
Le difficoltà, come accade in ogni relazione, spingono ad interrogarsi sulle radici, sulle motivazioni di fondo. Tutti sappiamo che il nostro è l’unico spazio del web in cui possono incontrarsi, rispettandosi, convincimenti molto diversi, ma non mi stavo forse illudendo? Non avrei potuto portare avanti questo messaggio usando magari solo i social e scrivendo articoli sui giornali? Non ho mai dato veramente spazio a questi interrogativi ma mentirei se dicessi che mi sono stati del tutto estranei.
Ieri però è accaduta una cosa molto particolare. Stavo andando dal mio barbiere (si trova a pochi passi da dove abito) quando una signora che conosco appena – so che è sposata, quanti figli ha e che il loro nucleo familiare attraversa un momento difficile – mi viene vicino e mi dà una bustina dicendomi: “è per il blog”. Prima che si allontanasse l’ho aperta e ho visto che conteneva 30 euro, una cifra per lei ingente: tanto per dare un’idea, il mio taglio di capelli ne costa 10. L’ho fermata e, con grande difficoltà, l’ho convinta a riprendersi i soldi. Questo gesto, il più eccletante in mezzo a quelli di molti altri (basta scorrere i commenti sotto le tre dirette di fb) mi hanno aperto gli occhi su una realtà che mi sfuggiva perché le cose da fare sono tante e io, al contrario di quello che sembra, non sto a guardare le interazioni (ovvero, le letture dei post, più i commenti, più tante altre cose): la realtà è che è veramente iniziato un processo più grande di quello di cui io stesso non mi rendo conto.
Chi può decidere di spendere dei soldi per rovinare quanto stiamo facendo? Proprio l’altro giorno mi avevano segnalato un paio di post su facebook particolarmente cattivi. Uno era diretto non contro di me ma contro una persona che spesso interviente sul blog e questo era l’incipit: “Ho il brutto vizio di dare sempre un’occhiata al blog di don Mauro Leonardi il cui unico pregio è quello di fornire indicazioni sulla direzione che sta prendendo la Chiesa cattolica…”. Un altro, che si riferiva alla mia pagina dello scrittore, dice: “Questo profilo su Facebook raccoglie le ‘perle’ di Mauro Leonardi, sacerdote romano, incardinato nella Prelatura dell’Opus Dei. Pensieri e poesiole che hanno come argomento l’amore, ma in realtà la carnalità e il sesso. Questo è ciò cui si riferisce Papa Benedetto XVI quando dice che la barca di Pietro, la Chiesa, corre il pericolo di essere ribaltata. Ma il Signore la protegge e permette di manifestare l’iniquità così che possiamo vedere e desiderare il vero e il bene”.
Persone così, credono che distinguere tra demonio e indemoniato, per parafrasare il brano evangelico che abbiamo letto nei giorni scorsi, sia peccato e si sentono in dovere di coscienza, di bloccarci. Dobbiamo andare avanti senza “combatterli” ma resistendo ad essi con serenità. Come diceva Russel Crowe, per questo ho selto scherzosamente un immagine del gladiatore, “avremo maggiori possibilità di sopravvivere se combatteremo uniti”.
Mio prossimo compito sarà quello di rendere più visibile a tutti il 90% dell’iceberg che sta sotto il pelo dell’acqua.
Grazie a tutti!