Articoli / Blog | 05 Febbraio 2019

Agi – Perché i tifosi del Giulianova si arrabbiano con Salvini e i poliziotti no?

La polizia non batte ciglio ma il Giulianova non ci sta. L’abitudine ormai consolidata del nostro Ministro dell’Interno di indossare le divise di polizia, vigili del fuoco, carabinieri o quant’altro chiede una piccola riflessione: anche ieri sono scoppiate le polemiche per i due poliziotti fotografati ad Ascoli Piceno che, evidentemente confusi dall’uso improprio della divisa fatta dal Ministro, sono andati in divisa (e cioè in servizio) a firmare una petizione pro-Salvini.
C’è chi per spiegare il fenomeno ha fatto discorsi importanti. Sono nati paragoni con Stalin che, nella famosa foto di Jalta con Churcill e Roosevelt, indossava una divisa militare mentre i primi due erano in abiti civili, e si sono fatti paragoni con altri protagoniti della storia abituati alla divisa: mi ricordo di Fidel Castro, Mao Tse-tung o Francisco Franco.
Io volerei più basso e guarderei solo a una semplicissima voglia di apparire. Scorriamo l’elenco dei ministri dell’interno della Repubblica Italiana dal 1946 a oggi e scopriremo che di moltissimi di loro non ricordiamo neppure i nomi. O meglio, di diversi ricordiamo chi fossero, ma non che siano stati ministri dell’Interno. Perché il lavoro del ministro dell’interno è nascosto, prezioso, sottotraccia: “interno”, tautologicamente. Il vero sogno di un ministro dell’interno è lavorare affinché il Paese funzioni bene al punto che non ci si accorga della sua presenza, come avviene per la polizia durante una manifestazione pubblica o per l’arbitro durante una partita di calcio. Prima che esplodesse la questione migranti, sui giornali si parlava del ministro dell’interno per la delinquenza, per la mafia e per il terrorismo. Se ne parlava quando c’erano fatti di cronaca di sangue, oppure per gli attentati o quando, infine, venivano catturati i colpevoli. Quindi, poiché il sogno di un ministro dell’interno era che questi fenomeni non accadessero ne derivava che essere ministro dell’interno voleva dire avere il sogno di non apparire.
L’attuale ministro dell’Interno invece è più popolare di un calciatore o di un cantante. Tutti i giorni, più volte al giorno, trova il modo di far parlare di sé, basti ricordare la vicenda Isoardi, il battibecco con Gattuso, l’abbraccio con l’ultrà o il karaoke “Vita spericolata” di Vasco Rossi.
Niente massimi sistemi, quindi, ma vicende minime di cui sono certo gli italiani si renderanno ben presto conto.
Non risulta per esempio che Stalin, Franco o Mao si siano mai infilati casacche calcistiche. L’altro giorno invece a Giulianova il nostro Ministro dell’Interno (è più efficace qualificarlo così che chiamarlo con nome e cognome) durante un comizio per sostenere il candidato del centro destra alla presidenza della Regione Abruzzo, si è messo la maglietta della squadra locale. Ma la gente si è arrabbiata. Sai com’è: in Italia con il calcio non si scherza. Qualcuno aveva scritto sulla casacca regalata al nostro ministro che era “il numero 1” e veniva definito “il capitano”. Ma la società si è dissociata. Lo sdegno è stato tale da richiedere un comunicato ufficiale: “Di Capitano ne abbiamo solo uno e il suo nome è Federico Del Grosso. Sempre e solo Forza Giulianova”. Perché la maglia (del Giulianova) è sacra e va rispettata. Ritengo utile quindi riportare il virgolettato nel caso lo stesso sussulto d’orgoglio attraversasse il cuore, che so, anche di un poliziotto o di un vigile del fuoco. “Il Real Giulianova a nome del Presidente – si legge nel post della società – si dissocia da quanto accaduto nella giornata di ieri in occasione del comizio politico tenuto dal ministro Salvini nella Città di Giulianova. Occasione nella quale è stata fatta indossare, da politici locali, allo stesso Ministro, la maglia della nostra squadra del cuore. Premettendo che nulla abbiamo contro il ministro Salvini, ribadiamo con forza che non permettiamo a nessuno di strumentalizzare i nostri colori per fini politici. (…) I nostri colori e la nostra maglia hanno una storia gloriosa e un valore inestimabile per tutti i nostri tifosi e proprio per questo rivendichiamo il rispetto che non ci è stato dato. “La maglia è SACRA!!!”.

Tratto da Agi