Avvenire – La denuncia. Un biglietto di minacce al prete che aiuta i poveri
Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo
Don Pietro Sigurani, che dell’accoglienza degli ultimi ha fatto lo scopo della sua vita, offre ogni giorno nella basilica di Sant’Eustachio un pasto a chi vive nel bisogno
Caro direttore ieri il mio amico don Pietro Sigurani ha compiuto 83 anni. Ieri mattina sono andato a salutarlo e dopo avermi abbracciato come consuetudine mi ha detto: «Guarda Gianluca caro che regalo mi hanno fatto».
Sull’altare è stato lasciato questo foglio, per cui «la Chiesa è la casa del Signore, non dei poveri» e secondo il quale Don Pietro «pagherà davanti a Dio dei sacrilegi che compie».
E quanti ne compie, sfamando ogni giorno centinaia di poveri all’interno della Basilica di Sant’Eustachio. Non solo! Ha addirittura recuperato la vecchia abitazione del generale Placidus, convertitosi poi e divenuto Eustachio, e l’ha adibita a “Casa della misericordia”.
A due passi dal Senato, dalla Roma del potere con la P maiuscola, c’è ogni giorno un gruppo di poveri, emarginati, italiani e stranieri, che si gode il caldo di un locale chiuso che può utilizzare un pc, che può frequentare una sorta di università e addirittura che può lavarsi. Quanti sacrilegi… Sono certo che gli autori del vil gesto sono gli stessi che starnazzano contro la parole e le azioni di papa Francesco e che non hanno mai capito realmente il Vangelo. Gesù Cristo del resto convertì tutti, ma non ci riuscì con i Farisei. Come Cristo, come papa Francesco, come don Pietro, è normale per un cristiano cattolico tendere la mano a chi vive nelle periferie esistenziali. È ovvio. È essenziale farlo. E chi vive nella periferia esistenziale e nella sofferenza ha conosciuto Cristo, sa come vanno le cose del mondo perché la sofferenza rende consapevoli. Veri bisognosi sono, però anche i Farisei. Coloro che scientemente decidono di non aprire il cuore a Cristo e che si trincerano dietro i commi, le leggi, il legalismo. Costoro ne siano certi, don Pietro è qui soprattutto per voi, che siete i Poveri in Spirito.
Direttore mi consenta di dirlo anche attraverso le pagine di Avvenire: «Ancora tanti auguri, don Pietro, ti voglio bene e grazie per ciò che fai».