Agi – Che significa fare un baciamano (non solo a Salvini)
Il gesto di reverenza al ministro dell’Interno ad Afragola è in realtà un atto di sottomissione al potere. Che Bergoglio non ama e che ha eliminato dal protocollo Vaticano
Salvini va ad Afragola e riceve dalla folla un baciamano che subito riempie le cronache. Roberto Saviano, in un articolo su Repubblica che sostanzialmente condivido, traccia una breve storia del baciamano e lo fa risalire a Cristo. “Il bacio – scrive – ha un’origine evangelica. Veniva dato alle mani di Cristo, perché Cristo, imponendole sulle persone, compiva miracoli.” Proprio perché condivido gran parte della lettura svolta dallo scrittore nel resto del suo pezzo, e cioè quella per cui il baciamano omaggia il potere, credo giusto sottolineare che nei vangeli non c’è alcuna traccia di baci dati alle mani di Cristo. In moltissime occasioni Cristo tende le mani per guarire – tocca un lebbroso, per esempio (Cfr Mc 1,41) oppure stringe la mano di uno che l’aveva paralizzata (Mc 3,1) – ma mai la Scrittura racconta che abbia ricevuto in cambio “un baciamano”.
Il motivo? È possibile che già a quel tempo il baciamano fosse espressione di sudditanza al potere. In realtà infatti “il baciamano” non origina da un bacio dato “alla mano” ma di un bacio dato ad un anello: per questo ha ragione Saviano quando parla della tradizione ecclesiastica del baciamano ed è proprio per quelle ragioni che Papa Francesco ha soppresso il baciamano al Pontefice.
Il “baciamano” ecclesiastico si riferisce all’anello episcopale: quello che stringe l’anulare della mano destra. Quell’anello – l’anello del potere, potremmo definirlo parafrasando Tolkien – è infatti probabilmente lo stesso che nell’antichità stava alla mano del re. Ed era lì semplicemente perché quell’anello era in realtà il sigillo da imprimere nella ceralacca quando il sovrano voleva ratificare qualche decisione. Conferma di ciò è che l’anello dei vescovi, dei prelati in genere, e quindi anche del Papa, sta all’anulare della mano destra, non alla mano sinistra come in genere si crede. Se fosse alla sinistra sarebbe simbolo di matrimonio, di fedeltà coniugale, di amore, ma così non è: è alla mano destra perché il sigillo del potere era alla mano destra. Ed era alla mano destra per consentire anche ad un sovrano analfabeta di “firmare” facilmente un editto e, contemporaneamente, rassicurarlo sul fatto che nessun altro potesse compiere quel gesto in vece sua. L’anello, infatti, cioè il sigillo, non era riposto in qualche luogo “sicuro” e distante: era invece sempre al dito della sua mano destra, un po’ come la valigetta contenente i codici per un attacco nucleare che è sempre a portata di mano del Presidente degli Stati Uniti.
Ecco quindi che l’antichissima tradizione del baciamano al Papa, ai vescovi, ai prelati, in realtà, non origina come un “bacio alla mano” evangelico ma come un bacio “all’anello” della potestà ecclesiastica: all’oggetto cioè che simboleggia il potere pastorale proprio di chi appartiene alla gerarchia ecclesiastica e che era stato investito dello stesso linguaggio simbolico proprio del potere civile visto che, oltretutto, potere religioso e potere civile per molti secoli sono stati ampiamente sovrapponibili.
Gesù Cristo, invece, poiché rifuggiva totalmente la logica del potere, non portava alle dita alcun anello e per questo il vangelo non ci racconta mai di alcun bacio alle sue mani, mentre ci racconta i baci dati alla sua persona, ai suoi piedi (Lc 7), oppure alla sua guancia come fa Giuda (Lc 22,48).
Ecco perché Papa Francesco ha, fin dall’inizio del suo pontificato, abolito il baciamano al Sommo Pontefice. Se dovesse capitarvi di incontrare Bergoglio stringetegli la mano e abbracciatelo, lo farete felice. E, se proprio ci tenete, fatevi un selfie con lui: anche se non lo apprezza molto dal momento che non vuole passare per “personaggio”.
Tratto da Agi