
FarodiRoma – Salvini e Bonafede a Ciampino per non salutare Battisti. Sconterà l’ergastolo ostativo. Don Leonardi critica i toni utilizzati
Per la sezione Rassegna Stampa, pubblichiamo questo articolo della redazione di FarodiRoma
Per fare il “pieno” di consensi il ministro degli interni Matteo Salvini e quello della Giustizia sono andati a Ciampino ad accogliere l’arrivo dell’aereo dei servizi segreti che ha riportato in Italia Cesare Battisti, che sconterà l’ergastolo ostativo per i quattro omicidi per i quali è stato condannato 40 anni fa. Ovviamente non sono andati per salutare l’atteso “ospite” ma i suoi accompagnatori. Più che altro però per farsi un po’ di pubblicità, il che ovviamente è lecito. Anche se non certo gradevole.
“Quando un mese fa è giunta in Italia la salma di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso a Strasburgo dove stava lavorando con altri per inventare una nuova rete radiofonica europea, l’unica personalità politica ed istituzionale presente ad accoglierlo – ricorda in proposito don Mauro Leonardi sul suo blog sulla piattaforma dell’Agi – fu quella di Sergio Mattarella. Il 18 dicembre scorso il volto pallido e serio della Prima Carica dello Stato, il suo raccoglimento nel cappotto, nella preghiera e nel suo parlare fitto coi parenti, aveva riempito il vuoto delle altrui assenze, sottolineandole. E aveva detto cosa fosse la vera presenza della politica, il vero “esserci” di un politico e, ancor più, di un’istituzione.
Oggi invece, all’arrivo di Cesare Battisti nel medesimo aeroporto, Matteo Salvini è lì pronto ad accoglierlo. Sì, quel Ministro dell’Interno che non aveva neppure trovato il tempo per partecipare ai funerali di Megalizzi, annulla la conferenza stampa con il Commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos e corre a Ciampino perché non trova sufficiente che ai piedi della scaletta dell’aereo ci sia solo il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (che, non dimentichiamolo, è di M5s).
D’altra parte ieri Salvini dopo innumerevoli Tweet ed esternazioni aveva pubblicato su Leggo, a proposito della vicenda, una lettera in cui esprimeva chiaramente alcuni ‘concetti’ nel nuovo linguaggio della politica: ‘L’abbiamo preso. E ora dovrà marcire in galera. Cesare Battisti non è un perseguitato o un semplice scrittore di romanzetti: è un terrorista comunista. Un assassino. Un codardo. Da decenni si era rifugiato all’estero per non pagare le sue colpe. È stato protetto e coccolato da donne e uomini di sinistra, presunti intellettuali, vip e politici … Ora la pacchia è finita. Merito di un governo che ha ridato prestigio all’Italia. Non è un caso se il nuovo presidente brasiliano, Bolsonaro, aveva promesso pubblicamente di riconsegnarci Battisti. Ha mantenuto la parola, dando prova di una serietà e di una lealtà per cui lo ringrazio a nome degli italiani’”.
Secondo don Leonardi, prete scrittore che ci onora della sua collaborazione, “Battisti, assicurato alla giustizia, ha bisogno di giustizia vera, non di giustizialismo forcaiolo. Proprio perché abbiamo bisogno di sapere che le istituzioni sono più forti del terrorismo, abbiamo bisogno della giustizia di un paese civile. Un conto è, come ha fatto il Presidente Mattarella, esprimere ‘la propria soddisfazione per l’arresto in Bolivia del latitante Cesare Battisti’ e augurarsi che Battisti venga prontamente consegnato alla giustizia italiana, affinché sconti la pena per i gravi crimini di cui si è macchiato in Italia, è un conto è dire ‘dovrà marcire in galera’.
È stato profondamente ingiusto aver protetto un omicida come Battisti, non averlo estradato, averlo trattato come un intellettuale e come uno scrittore. Ora però abbiamo assolutamente bisogno che la cattura di Cesare Battisti divenga l’ultima pietra, la pietra tombale, di una storia, quella dell’Italia degli anni ’70 , che non esiste più. Non dobbiamo farla risorgere con linguaggi ed affermazioni che accendono i verdetti insipienti dati dalla piazza, soprattutto se la piazza è quella estremamente infiammabile dei social e di Internet, la cui importanza avremmo ormai dovuto imparare a valutare come per niente virtuale ma assolutamente reale”.
“Garantire che sconterà l’ergastolo? Abbiamo fatto approfondimenti e considerando che arriva in Italia senza passare dal Brasile, le cui autorità ringrazio per il supporto logistico e politico, viene meno l’accordo stipulato dal mio precedessore che prevedeva l’estradizione condizionata al fatto che in Italia non scontasse l’ergastolo ma 30 anni di carcere”, ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital, parlando di Cesare Battisti, poco prima del suo arrivo a Ciampino. “Quindi, approfondendo il tema – ha aggiunto – riteniamo di poter affermare che sconterà l’ergastolo. Si è sottratto alla giustizia italiana per quasi 40 anni, questo tempo non ha lenito le ferite di chi rivendica di ottenere giustizia. Oggi giustizia sarà fatta”. Il Ministro ha aggiunto che al momento della cattura, Battisti “non ha opposto resistenza”.
“Se escludo che possa tra dieci anni usufruire dei benefici in caso di buona condotta? Queste decisioni le prendono i magistrati di sorveglianza, ma lo posso escludere a norma di legge”, ha detto ancora Bonafede. “Quando sono arrivato al ministero della giustizia – ha spiegato – ho immediatamente bloccato una legge svuotacarceri del vecchio governo che avrebbe potuto senz’altro, non so se fra dieci anni o più tempo, assecondare agevolazioni in generale. Ho lasciato la parte che realmente, nella cornice della certezza della pena, mira a una rieducazione, ma qui stiamo parlando di un ergastolo, e di una persona che deve scontare la sua pena secondo quello che prevede la norma italiana. Se avrà forme premiali? Per quello che mi compete – ha concluso – assolutamente no”.
La pena dell’ergastolo ostativo – ricorda Agi – si applica a soggetti accusati di reati di particolare gravità, come quelli di mafia o terrorismo, ed è destinata a coincidere, nella sua durata, con l’intera vita del condannato. È quello per il quale si usa spesso l’espressione “fine pena mai”. L’ergastolano comune conserva la possibilità che la sua condizione sia periodicamente riesaminata ai fini dell’accesso ai benefici e alle misure alternative, mentre all’ergastolano ostativo, in assenza di una collaborazione, quegli istituti sono esclusi per sempre, a meno che, nel frattempo, non collabori o si verifichino altre particolari circostanze.
Per diversi costituzionalisti, l’ergastolo ostativo è incostituzionale perché contrasta col principio della rieducazione della pena, sottraendo ogni possibile orizzonte di ‘ritorno alla vita’ per il detenuto. Negli anni la Consulta si è più volte pronunciata sul tema ribadendone invece la costituzionalità ma aprendo la strada a un suo ‘ammorbidimento’ tanto che nell’agosto dell’anno scorso per la prima volta un ergastolano ostativo, Carmelo Musumeci, ha ottenuto la liberazione condizionale anche grazie al suo percorso rieducativo particolarmente virtuoso. Assieme al costituzionalista Andrea Pugiotto, Musumeci ha pubblicato il libro ‘Gli ergastolani senza scampo’, diventato una sorta di manifesto giuridico e umano contro questo tipo di pena che è al centro anche di una riflessione nel documentario ‘Spes contra Spem’ girato da alcuni detenuti di Opera.